Roma è ancora una città aperta? Risponde una mostra fotografica

Si intitola Città aperta 2025. Roma nell’anno del Giubileo la grande mostra fotografica inaugurata a fine giugno negli spazi del <a href="https://arte.sky.it/news/2025/visite-restauro-palazzo-venezia-roma" target="_blank">VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia</a>, nel cuore della Capitale. Allestita presso la Sala Zanardelli e visitabile fino al prossimo 28 settembre, l’esposizione concentra il proprio focus sull'anno giubilare in corso a Roma, riletto attraverso gli obiettivi di tre protagonisti della fotografia italiana contemporanea come Diana Bagnoli, Alex Majoli e Paolo Pellegrin.
Ideata da Edith Gabrielli, direttrice dello spazio espositivo capitolino, con la curatela affidata a <a href="https://arte.sky.it/news/2023/mostra-mimmo-jodice-torino" target="_blank">Roberto Koch</a> e <a href="https://arte.sky.it/news/2021/mostra-hollywood-fotografia-lazio" target="_blank">Alessandra Mauro</a> in collaborazione con Suleima Autore, la mostra propone uno sguardo calato nella contemporaneità dell’anno corrente, che vede Roma al centro di una serie di eventi di eccezionale rilievo. Oltre alla celebrazione del Giubileo, l’inattesa scomparsa di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/arte-contemporanea-carcere-giubileo-2025" target="_blank">papa Francesco</a> subito dopo Pasqua, e la nomina di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/leone-davide-rivalta-aventino-roma" target="_blank">Leone XIV</a> dopo un breve conclave, hanno portato infatti la Città Eterna al centro delle attenzioni del mondo intero.
<h2>IL RACCONTO FOTOGRAFICO DI ROMA DURANTE IL GIUBILEO</h2>
Ognuno dei tre fotografi invitati a partecipare al progetto ha catturato una sfumatura diversa della realtà romana in un anno tanto particolare. Gli scatti di Diana Bagnoli sono dedicati al percorso fisico e spirituale dei pellegrini giunti in città negli ultimi mesi. Nelle sue immagini a colori si riflette non solo lo spirito più antico del <a href="https://arte.sky.it/news/2024/giubileo-2025-parco-schuster-roma-ostinese" target="_blank">Giubileo</a>, ma anche – per contrasto – ogni nuova forma di “viaggio”, incluse quelle dei migranti che approdano nella Capitale d’Italia. L’obiettivo della fotografa torinese finisce così per documentare l'inedito raffronto tra la “magnificenza del Vaticano” e il “contesto di migranti vivace, ricco ma a volte anche molto povero”, come indicato dalla stessa Bagnoli.
Lo sguardo di <a href="https://arte.sky.it/news/2023/mostra-fotografia-paolo-pellegrin-venezia" target="_blank">Paolo Pellegrin</a> si estende invece a tutta la città e alle sue mille sfaccettature. Girando dai monumenti della Roma classica alle periferie degradate, il fotografo immortala la vita della propria città alla ricerca di un nuovo dialogo con i fedeli, la cui presenza stessa trasforma la Capitale in quello che Pellegrin definisce “un grande palcoscenico, un grande teatro”. In modo non dissimile, anche <a href="https://arte.sky.it/news/2022/festival-fotografia-si-fest-alex-majoli" target="_blank">Alex Majoli</a> porta all’attenzione dei visitatori una serie di stimoli visivi nuovi, per offrire una panoramica visiva accurata del grande e complesso rituale che coinvolge in questi mesi visitatori e fedeli, cittadini romani e turisti.
<h2>IN MOSTRA AL VITTORIANO GLI SCATTI DI PELLEGRIN, BAGNOLI E MAJOLI</h2>
Alternando in modo ragionato le oltre duecento immagini e i diversi stili dei tre autori, l’allestimento della mostra romana dà vita a un racconto corale della città e delle vicende che la riguardano in un anno tanto particolare. Il percorso espositivo è poi arricchito da tre video introduttivi, dedicati ai fotografi in mostra e ai loro specifici processi creativi. L’apparato multimediale è completato da una riflessione inedita del poeta romano <a href="https://arte.sky.it/news/2021/poesia-italiana-metro-stoccolma" target="_blank">Valerio Magrelli</a>, proiettato a ciclo continuo su un grande ledwall.
L’affascinante progetto culturale non si limita tuttavia alla mostra in corso negli spazi espositivi nel cuore della Capitale. Il VIVE ha infatti annunciato l’acquisizione di sei scatti attualmente in mostra – due per ciascun fotografo coinvolto. Tali opere entreranno a far parte della collezione permanente del museo romano, per riconoscere “a questi sguardi un posto duraturo nella memoria visiva della città”, come sottolineato da Edith Gabrielli.
[Immagine in apertura: dalla serie Passeggiata romana, Colosseo © Paolo Pellegrin]

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Le antiche tombe nella roccia della Sardegna diventano Patrimonio Unesco

Le Domus de Janas, affascinanti tombe preistoriche della <a href="https://arte.sky.it/mostre-eventi/arte/sardegna-isola-megalitica-mann-napoli" target="_blank">Sardegna</a>, sono state ufficialmente iscritte nel prestigioso elenco dei siti <a href="https://arte.sky.it/news/2024/via-appia-patrimonio-unesco" target="_blank">Patrimonio Mondiale UNESCO</a>. Lo storico riconoscimento risale allo scorso 12 luglio ed è avvenuto durante l’ultima sessione del comitato responsabile a Parigi. Grazie alla nomina delle "case delle fate", il nostro Paese consolida il proprio primato nella speciale classifica UNESCO, arrivando a ben 61 siti riconosciuti.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha dunque certificato il valore universale dei siti, candidati collettivamente per la prima volta sette anni fa. Le Domus de Janas rappresentano infatti una testimonianza preziosa delle pratiche funerarie, delle credenze religiose e dell’evoluzione sociale delle comunità che vivevano sull’isola mediterranea in età neolitica, tra il V e il III millennio a.C.. L’atteso riconoscimento rappresenta un momento di grande rilevanza per la valorizzazione del patrimonio storico e culturale italiano.
<h2>LE TOMBE PREISTORICHE DELLA SARDEGNA PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITÀ</h2>
La candidatura dei siti sardi, denominata ufficialmente Tradizioni funerarie nella Preistoria della Sardegna: le domus de janas, è stata accolta dall'UNESCO ai sensi del criterio III della Convenzione del 1972, relativo alle testimonianze di retaggi culturali unici e ormai scomparsi. Le antiche tombe a camera, scavate nella roccia, costituiscono infatti il più importante esempio di architettura funeraria ipogea di tutta l’area del Mediterraneo occidentale. 
Le Domus de Janas (“case delle fate" in lingua sarda) rappresentano un sito diffuso a livello geografico in tutta l’isola: se ne contano infatti circa 3500, spesso raggruppate in necropoli. La costruzione delle prime tombe risale al Neolitico Medio I, con testimonianze che proseguono fino alla comparsa della <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/04/gianni-berengo-gardin-e-la-sardegna-nuragica" target="_blank">civiltà nuragica</a>, intorno al 1800 a.C.. Caratterizzati da un’eccezionale varietà architettonica e decorativa, questi siti funerari documentano in modo eccezionale tanto l'organizzazione sociale, quanto le credenze religiose delle più antiche comunità sarde a noi note. 
<h2>LE DOMUS DE JANAS SONO IL 61ESIMO SITO ITALIANO RICONOSCIUTO DALL’UNESCO</h2>
Il <a href="https://arte.sky.it/news/2025/via-francigena-candidatura-patrimonio-unesco" target="_blank">percorso</a> per arrivare all’ingresso delle Domus de Janas nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità è iniziato nel 2018 e ha visto la collaborazione di numerose istituzioni locali e nazionali. L’atteso riconoscimento è stato salutato da Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna, come “un traguardo storico che rafforza il senso di appartenenza delle nostre comunità e apre nuove opportunità di crescita”. 
La nomina ufficiale potrà dare impulso a un nuovo turismo culturale sostenibile che colleghi le principali necropoli presenti sull’isola, da quella di Anghelu Ruju nei pressi di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/bando-residenza-alghero" target="_blank">Alghero</a>, in provincia di Sassari, agli scavi del sito di Montessu in località Villaperuccio, nel Sulcis. L’opera di valorizzazione sarà sostenuta da appositi interventi e finanziamenti, finalizzati in molti casi a potenziare la sicurezza e l’accessibilità dei siti riconosciuti, con l’obiettivo di far conoscere e tramandare l’importanza di un patrimonio unico alle nuove generazioni.
[Immagine in apertura: foto di Jürgen Scheeff su Unsplash]

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