Ultime settimane di tempo per visitare la mostra che riunisce cinquanta scatti di Ferdinando Scianna negli spazi milanesi di STILL Fotografia. Un viaggio per immagini alla scoperta della carriera del primo italiano entrato a far parte della celeberrima agenzia Magnum.

Quando si parla di grandi "maestri" della fotografia italiana, è impossibile non pensare a Ferdinando Scianna. Eppure il titolo della mostra allestita fino al 22 gennaio presso STILL Fotografia a Milano prende le distanza da questo tipo di associazione/definizione. Non chiamatemi maestro offre un efficace colpo d'occhio su cinquanta scatti del fotografo classe 1943 originario di Bagheria, condensandone la carriera in un percorso dal quale emergono i cardini della sua poetica. Curata da Fabio Achilli e Denis Curti, la rassegna sintetizza i punti di vista sulla realtà adottati dal fotografo ‒ primo italiano a entrare a far parte dell'agenzia Magnum, introdotto da Cartier-Bresson ‒, includendo le immagini realizzate durante i suoi viaggi dall'America Latina a New York, da Parigi alla Spagna, senza dimenticare di mettere in rilievo il legame tra l'autore e la sua terra, la Sicilia.LA FOTOGRAFIA SECONDO SCIANNA Raccontata nelle sue sfumature più complesse, l'isola che ha dato i natali al fotografo diventa materia plasmata dai suoi scatti, nei quali a dominare è l'oscurità, elemento complementare rispetto alla luce. "Le mie immagini, e non soltanto quelle siciliane, sono spesso molto nere. Io vedo e compongo a partire dall’ombra. Il sole mi interessa perché fa ombra. Immagini drammatiche di un mondo drammatico", ha dichiarato Scianna, descrivendo uno degli strumenti che compongono il suo linguaggio visivo. A filtrare dagli scatti di Scianna è uno sguardo puntuale, lucido e affilato sulla realtà, uno sguardo che non lascia spazio alle metafore. Ne è un esempio la celeberrima fotografia realizzata a Beirut nel 1976 durante la guerra civile libanese: un combattente cristiano maronita è colto in posizione di tiro, nel momento in cui imbraccia un fucile automatico Colt M16, sul cui calcio fa capolino una decalcomania della Madonna. Del resto è lo stesso Scianna ad affermare: "Il mio mestiere è fare fotografie e le fotografie non possono rappresentare le metafore. Le fotografie mostrano, non dimostrano". [Immagine in apertura: Ferdinando Scianna, Bolivia, 1986 © Ferdinando Scianna / courtesy STILL Fotografia]
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