Definita da John Szarkowski “per scelta un’osservatrice sociale e per istinto un’artista”, la fotografa originaria del New Jersey, Dorothea Lange, viene ricordata dalla storia della fotografia del Novecento soprattutto per gli scatti intimi e profondi che ritraggono i volti di persone comuni segnati dalla Grande depressione, la gravissima crisi economica che nel 1929 mise in ginocchio gli Stati Uniti. Il CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, dal 19 luglio all'8 ottobre, le dedica una retrospettiva dal titolo Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro, che attraverso un racconto di oltre duecento immagini ripercorre la carriera dell'artista statunitense.

GLI SCATTI DI DOROTHEA LANGE A TORINO

Curato da Walter Guadagnini e Monica Poggi, il percorso espositivo si sofferma soprattutto sulle immagini scattate tra gli anni Trenta e Quaranta, periodo in cui la fotografa, al fianco del giornalista Paul Taylor, inizia a girare le coste meridionali degli Stati Uniti, in quel momento segnate da una grave siccità che compromise l'agricoltura dell'area. Le opere fotografiche di Dorothea Lange in mostra a Torino documentano storie e racconti di un esodo che coinvolse migliaia di lavoratori agricoli, costretti a spostarsi verso le grandi piantagioni della Central Valley in cerca di una nuova occupazione.

È in questo contesto che la fotografa realizza alcuni scatti che rimarranno indelebili nella storia, e che ci invitano a riflettere su temi ancora attuali come le migrazioni e le discriminazioni. Un esempio su tutti è la celeberrima opera scattata a Nipomo, in California, dal titolo Migrant Mother, che ritrae il volto di una giovane donna segnato dalla disperazione.

[Immagine in apertura: Dorothea Lange, Migratory cotton picker. Coolidge, Arizona, 1940. The New York Public Library | Library of Congress Prints and Photographs Division Washington