Un’iniziativa dell’Università Ca’ Foscari di Venezia punta a individuare nuove prassi diagnostiche per il restauro delle opere d’arte urbana. Il progetto si svolge “sul campo”, a Vallà, nel Trevigiano, dove cinque artisti realizzeranno le loro opere sotto l’attenta supervisione dei ricercatori.


Come possiamo conservare le opere d’arte urbana che colorano le nostre strade? Esposte alle intemperie e spesso vincolate da iter burocratici che ne ostacolano il restauro (come avvenuto con il murale di Banksy a Venezia), le opere di street art sono tra le più fragili e difficili da tutelare. C’è chi – come nel caso dell’iniziativa dell’associazione Art UK – sceglie di conservare la memoria di questi interventi attraverso un archivio digitalizzato e chi, invece, scende in campo con delle nuove “linee guida” per la diagnostica e il restauro: è questo il caso dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, guidato dalla professoressa Francesca Izzo.IL PROBLEMA DELLA STREET ART E IL RESTAUROIl principale ostacolo all’indagine e all’intervento di restauro è rappresentato dal tipo di materiale utilizzato dagli artisti: non esistono, infatti, procedure per intervenire su pittura spray o materiali commerciali di origine sintetica. Per colmare questa lacuna, a Vallà, nel Trevigiano, nasce il progetto di rigenerazione urbana The Wallà (che prende il titolo da un gioco di parole tra il paese in cui ha luogo l’iniziativa e la parola “muro” in inglese). Qui, l'associazione Collettivo BocaVerta APS, sta realizzando un borgo dedicato alla street art, che negli ultimi quattro anni ha visto nascere ben diciassette opere. In quest’ulteriore fase, mentre gli artisti – Tellas e Pixel Pancho a giugno, Franco Fasoli a luglio, Joys e Orion a settembre – realizzeranno i loro lavori, un team di professionisti della Ca’ Foscari assisterà al processo, portando avanti le proprie ricerche di restauro.L’INIZIATIVA “THE WALLÀ” IN PROVINCIA DI TREVISOIn questo modo, sottolinea Samuele Stocco, segretario del Collettivo BocaVerta APS, l’iniziativa “diventa un progetto pilota non solo per la rigenerazione urbana, ma anche nell’ambito della conservazione e della salvaguardia delle opere murali all’aperto”. Quelle che prenderanno piede durante l’estate, infatti, saranno delle vere e proprie “campagne diagnostiche”, aggiunge Francesca Izzo, “anche coinvolgendo studentesse e studenti che si stanno formando per diventare esperti scientifici nell’ambito della conservazione. L’obiettivo sarà studiare i materiali usati dagli artisti e valutare le strategie di conservazione e di manutenzione, che spesso sono anche utili dal punto di vista economico: costa meno difendere l’arte che non restaurarla quando fortemente degradata”.[Immagine in apertura: crediti Associazione Collettivo BocaVerta APS]
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