Klimt. La Secessione e l’Italia

sulla mostra

Sono trascorsi esattamente 110 anni da quando Gustav Klimt, dopo aver partecipato con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1910, fu premiato a Roma all’Esposizione Internazionale dʼArte del 1911. Oltre un secolo dopo, per uno dei maestri e fondatori della Secessione viennese è tempo di tornare nella Capitale: l'occasione è la mostra che ridisegna la sua parabola artistica, indagando – per la prima volta – il suo rapporto con l’Italia. Ad accogliere le oltre 200 opere della rassegna, tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture, sono le sale di Palazzo Braschi. Si tratta di prestiti concessi da istituzioni come il Museo Belvedere di Vienna e la Klimt Foundation, cui si uniscono anche lavori provenienti da collezioni private come la Neue Galerie Graz.

GUSTAV KLIMT A ROMA

Nelle quattordici sezioni della mostra romana il contesto artistico e sociale in cui Klimt operò viene ricostruito anche grazie ai lavori degli artisti della sua cerchia: Josef Hoffmann, Koloman Moser, Carl Moll, Johann Victor Krämer, Josef Maria Auchentaller, Wilhelm List, Franz von Matsch, per citarne alcuni. Sulle esperienze di viaggio in Italia, dai soggiorni alle partecipazioni a eventi di respiro internazionale, come la Biennale di Venezia, si soffermano vari capitoli della rassegna. A documentare la permanenza dell'autore nel Belpaese sono anche le cartoline autografe di luoghi come Trieste, Venezia, Firenze, Pisa, Ravenna, Roma e il lago di Garda, mentre la presenza di lavori di Galileo Chini, Giovanni Prini, Enrico Lionne, Camillo Innocenti, Arturo Noci, Ercole Drei, Vittorio Zecchin e Felice Casorati documenta le reciproche influenze fra il maestro austriaco e gli autori italiani coevi. 

LA STRAORDINARIA STORIA DI RITRATTO DI SIGNORA

Trafugato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997 e recuperato nel 2019, il dipinto Ritratto di Signora (1916-17) è uno dei capolavori in mostra. Si tratta di un'opera che appartiene all’ultima fase di attività dell’artista; si caratterizza per la pittura meno preziosa, testimoniata da pennellate che rimandano a un approccio giudicato più emozionale. Oltre alla singolare vicenda di cui è stata protagonista, l'opera attesta la straordinaria padronanza di Klimt nella ritrattistica femminile, un genere molto popolare all’epoca, con il quale si misurarono anche altri esponenti della Secessione viennese.

[Immagine in apertura: Gustav Klimt, La Sposa, 1917-18. Olio su tela, 165x191 cm. Klimt Foundation, Vienna © Klimt Foundation, Vienna]

PUBBLICITÀ