Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni

sulla mostra

Il culto per la bicicletta, e quindi per il ciclismo, fa parte del nostro patrimonio culturale e il Giro d’Italia, così come numerose altre corse a tappe, hanno, senza dubbio, contribuito a formare l’identità nazionale del nostro Paese. Sulla grande epopea del famoso biciclo è incentrata proprio la mostra Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni.

La rassegna, attraverso i preziosi manifesti della Collezione Salce realizzati dai più importanti protagonisti della storia dell’illustrazione e dell’arte italiana del Novecento, come Dudovich, Mazza, Malerba, Ballerio, Villa, Alberto Martini, Codognato, Boccasile, e l’esposizione dei modelli a due ruote più iconici, offre così una ricca panoramica sull’amato sport e sui campioni che l’hanno reso grande.


LA BICICLETTA NEI MANIFESTI DELLA COLLEZIONE SALCE


La rassegna, nata da un’idea di Chiara Matteazzi e curata da Elisabetta Pasqualin con la consulenza storica di Antonella Stelitano, è articolata in due macro-sezioni: una basata principalmente sullo sport e sull’agonismo ciclistico, un’altra sugli aspetti sociali legati al mondo della bicicletta come il processo di emancipazione femminile, il costume, il turismo, l’economia.

Il primo capitolo ospita, dunque, gli iconici manifesti Salce prodotti tra i primi del Novecento e il 1955 circa e che illustrano la nascita delle principali case ciclistiche italiane come la Cicli Maino, Torpedo, Olympia, Atala, Prinetti e Stucchi, Bianchi. Ma anche un approfondimento (corredato delle immagini dei campioni più celebri) dedicato ad alcune importanti gare ciclistiche locali e nazionali, dal Trofeo Rinascente disputato nel 1949 ai mitici Campionati del mondo del 1939 e del 1951.

Al piano terra, invece, trova spazio il capitolo dedicato agli effetti sociali scaturiti da questo sport tra la fine dell’Ottocento e gli anni Quaranta del Novecento.


IN MOSTRA LE BICICLETTE DELLA COLLEZIONE PINARELLO


La prima sezione espositiva include anche un excursus sulla nascita dell’industria ciclistica italiana, con un focus speciale sull'azienda Pinarello.

Nel 1951 il giovane ciclista Giovanni Pinarello, infatti, dopo aver vinto la Maglia Nera nel Trentaquattresimo Giro d’Italia, decide di investire il compenso della vittoria (pari a 100mila lire) nella creazione di un’azienda di biciclette. Fu così che nacque la mitica casa Pinarello, che dieci anni dopo già vantava una forte squadra agonistica. Accanto ai manifesti celebrativi sono quindi esposti quindici modelli firmati dalla storica azienda trevigiana. Biciclette che hanno scritto le pagine più dense e interessanti del ciclismo degli ultimi decenni come, ad esempio, quella con cui Guide de Rosso ha vinto il Tour de l’Avenir; quella cavalcata da Bertoglio nel vittorioso tappone dello Stelvio del 1975; quelle di Franco Chioccioli, Miguel Indurain, Andrea Colinelli, Jan Ullrich, Alessandro Petacchi, Sir Bradle Wiggins, Elia Viviani, Chris Froome, Egan Bernal, Richard Carapaz e infine la Bolide: il modello simbolo di aerodinamica, tecnologia e velocità montata, oggi, dal talentuoso Filippo Ganna.

[Immagine in apertura: Veratti, Stadio quotidiano degli sportivi, 1948]

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