Guido di Pietro (Vicchio di Mugello, c. 1395 – Roma 1455), poi Fra’ Giovanni, detto il Beato Angelico. Pala di Santa Trinita (Deposizione dalla Croce) dopo il restauro, tempera su tavola. Foto Ottaviano Caruso

La Deposizione di Santa Trinita del Beato Angelico è stata restaurata

Arte

26 febbraio 2025

Guido di Pietro (Vicchio di Mugello, c. 1395 – Roma 1455), poi Fra’ Giovanni, detto il Beato Angelico. Pala di Santa Trinita (Deposizione dalla Croce) dopo il restauro, tempera su tavola. Foto Ottaviano Caruso

La Deposizione di Santa Trinita del Beato Angelico è stata restaurata

Arte

26 febbraio 2025

Dopo un lungo e delicato intervento di restauro che ha consentito di ripristinare la piena luminosità dell'opera originale, il capolavoro rinascimentale torna a splendere nel Museo di San Marco a Firenze. Qui resterà esposto fino a settembre, prima di essere protagonista di una grande retrospettiva su Beato Angelico, la prima allestita a Firenze da oltre settant’anni.

È finalmente visibile al pubblico la versione restaurata di una delle opere più celebri e influenti di tutto il Rinascimento italiano: la Deposizione di Santa Trinita dipinta nella prima metà del XV secolo dal Beato Angelico per l’attuale sagrestia dell’omonima basilica fiorentina. Commissionata dal banchiere e mecenate Palla Strozzi, l’opera è considerata un punto di rottura nella storia dell'arte sacra, proponendo al suo interno una composizione per la prima volta unitaria e distante dalle tradizionali ripartizioni dello spazio adottate dagli artisti medievali.

Al termine di un minuzioso intervento conservativo, durato ben due anni e sostenuto dalla Fondazione Friends of Florence, l’opera ha dunque fatto ritorno nella sala dedicata all’artista del Museo di San Marco. Qui la Pala di Santa Trinita con la scena della deposizione del Cristo dalla croce resterà esposta fino a settembre, quando sarà inserita come opera centrale della retrospettiva Angelico, in programma a Firenze per la fine del 2025 presso lo stesso museo e a Palazzo Strozzi.

TORNA A SPLENDERE UN CAPOLAVORO DEL RINASCIMENTO FIORENTINO

Definito un progetto conservativo dalla finalità “assai ambiziosa” dalla stessa restauratrice, l’intervento è stato condotto da Lucia Biondi, che ha lavorato per due anni al ripristino della luminosità originaria del dipinto, con l’ausilio di Roberto Buda per i lavori sul supporto ligneo. Le operazioni di pulitura hanno riportato alla luce in tutta la loro pienezza le sfumature di colore e la trasparenza dei volumi che caratterizzano l’opera del Beato Angelico. Grazie a un accurato lavoro di ritocco, è stato inoltre possibile recuperare e integrare diversi difetti legati all’usura delle vernici più antiche.

Il risultato è un’opera nuovamente ariosa e ricca di gradazioni cromatiche che esaltano tanto la ricchezza dei dettagli delle figure in primo piano nella scena della deposizione, quanto il suggestivo sfondo naturale. Le numerose indagini tecniche condotte durante il restauro contribuiranno poi a definire meglio alcuni dettagli ancora poco chiari, come l’identificazione di tutti i personaggi raffigurati o l’esatta attribuzione delle sezioni dipinte da Lorenzo Monaco e di quelle a cui mise mano Beato Angelico.

L’OPERA DI RESTAURO DELLA “DEPOSIZIONE” DI BEATO ANGELICO

La Pala di Santa Trinita fu commissionata tra il 1429 e il 1432 da Palla Strozzi in onore di suo padre Onofrio per la cappella di famiglia all’interno della Chiesa di S. Trinita, sulla riva destra dell’Arno. Dopo una prima esecuzione (forse mai completata) da parte di Lorenzo Monaco, la realizzazione dell’opera venne affidata al Beato Angelico, che fu abile nel partire dalle scene originali di Monaco per inserire tutta la modernità e l’innovazione della propria visione artistica.

Tali elementi di discontinuità rispetto al modello tradizionale delle pale d'altare medievali rendono l’opera un punto di svolta nella storia dell’arte: l’innovativo senso di solenne unità all’interno di uno spazio rigorosamente prospettico rappresenta una rivoluzione artistica che spinse lo stesso Giorgio Vasari a indicare nelle sue celebri Vite come la Deposizione fosse da annoverare “fra le migliori cose che mai facesse” Beato Angelico.

[Immagine in apertura: Guido di Pietro (Vicchio di Mugello, c. 1395 – Roma 1455), poi Fra’ Giovanni, detto il Beato Angelico. Pala di Santa Trinita (Deposizione dalla Croce) dopo il restauro, tempera su tavola. Foto Ottaviano Caruso]

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