In occasione del bicentenario del Museo Egizio di Torino, dopo otto mesi di lavori, riaprono due spazi della prestigiosa istituzione: la Galleria dei Re, riallestita dal celebre studio di architettura OMA - Office for Metropolitan Architecture di Rotterdam secondo il tema della transizione luce-buio, e il Tempio di Ellesiya, riportato all'antico splendore e arricchito da video mapping.

In occasione del 200esimo anniversario del Museo Egizio di Torino, dopo quasi otto mesi di lavori di restauro e riallestimento, sono stata riaperte al pubblico la Galleria dei Re e il Tempio di Ellesiya. Un importante traguardo per il prestigioso museo, che il proprio bicentenario ha promosso un programma di celebrazioni scandito da eventi culturali, ma anche riallestimenti e interventi architettonici in programma fino al 2025.LE NOVITA DEL MUSEO EGIZIO DI TORINO PER IL BICENTENARIOGrazie all’intervento dello studio di architettura di Rotterdam OMA – Office for Metropolitan Architecture (in collaborazione con Andrea Tabocchini Architecture), la Galleria dei Re ha subito una metamorfosi significativa, che ha riportato a vista la struttura originale dello statuario monumentale risalente al XVII secolo. Seguendo il concept ispirato al concetto di transizione dall'oscurità alla luce (un tema centrale nella cultura egizia), il riallestimento, curato da un team di egittologi, ha dato vita un'atmosfera eterea e solenne realizzata attraverso il rinnovo dell'illuminazione e della disposizione delle statue. Quest’ultime, non più su piedistalli ma esposte a livello del pavimento, a ridosso di pareti in alluminio riflettenti, richiamano l'originale collocazione negli antichi templi egizi, permettendo ai visitatori di stabilire un contatto visivo ravvicinato con i faraoni. Al centro della galleria troneggia la famosa statua di Ramesse II, simbolo di potere e bellezza: incarna l'eredità dell'egittologia ed è circondato dalle altre divinità. Tornano visibili, inoltre, due importanti iscrizioni ottocentesche che celebrano i natali del Museo Egizio: una in memoria di Bernardino Drovetti, e l’altra in onore di Jean-François Champollion, colui che decifrò i geroglifici, diventando il padre dell’Egittologia."L'opportunità di progettare la Galleria dei Re", ha dichiarato David Gianotten Managing Partner Architect di OMA, "ci ha spinti a esplorare come l'esperienza museale contemporanea e il contesto storico degli artefatti possano coesistere attraverso l'architettura. È stato un onore lavorare a questo progetto con il team del museo, altamente professionale e dedicato. Siamo entusiasti di vedere come i visitatori locali e internazionali interagiranno con questa collezione inestimabile in modi nuovi".RIAPERTO IL TEMPIO DI ELLESIYA AL MUSEO EGIZIODonato all’Italia nel 1966, dopo la campagna di salvataggio dei templi nubiani, il Tempio di Ellesiya è stato a sua volta oggetto di un restauro: da pochi giorni è tornato anch'esso accessibile al pubblico, con un ingresso indipendente. La Cappella Rupestre di Ellesiya, una delle meraviglie del Museo Egizio, è stata riallestita grazie al lavoro di esperti egittologi e al supporto di tecniche moderne di conservazione. Guardando al futuro, un video mapping digitale (ideato da Robin Studio) offre ai visitatori una coinvolgente narrazione della sua genesi e del suo trasferimento in Italia, dalla costruzione in Egitto fino all'attuale collocazione a Torino. Un rinnovamento che non solo valorizza l’importanza storica e culturale del tempio, ma contribuisce anche a rendere l'arte e la storia dell'antico Egitto fruibili a un pubblico più ampio.AL MUSEO EGIZIO DI TORINO DEBUTTA L'ARTE CONTEMPORANEA Infine, nell’ottica di rinnovare il proprio ruolo come museo archeologico con uno sguardo attento al contemporaneo, il Museo Egizio ha avviato un programma senza precedenti di residenze artistiche: due artisti contemporanei, Ali Cherri e Sara Sallam, hanno così sviluppato progetti ispirati alla storia della collezione. Returning the Gaze di Ali Cherri esplora il significato mutevole degli oggetti museali; l'installazione di Sara Sallam, The Sun Weeps for the Land And Calls from the Garden of Stones, affronta invece la diaspora delle statue di Sekhmet, sollecitando una riflessione profonda sulle esperienze spirituali delle antiche divinità egizie. Questi interventi artistici dimostrano come, in un contesto museale profondamente legato all’antichità, l'arte contemporanea possa dialogare con la storia, incoraggiando un'analisi critica sul passato e sulle sue implicazioni nel presente.[Immagine in apertura: © Marco Cappelletti, courtesy of OMA and Andrea Tabocchini Architecture]
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