Qual è stato il ruolo dell'Italia nell’ambito di Fluxus? Al Museo del Novecento di Milano la mostra in corso fino al 16 aprile 2023 fa luce sul contributo nella diffusione di questa esperienza artistica attraverso i preziosi materiali della Collezione Luigi Bonotto.

Dopo le mostre Fluxbooks, allestita a Venezia nel 2015 e dedicata al tema dei libri d'artista, e Sense Sound Sound Sense, che nel 2016 all’Auditorium Parco della Musica di Roma (e nel 2019 alla Whitechapel di Londra) si è focalizzata sulla musica, con l'appena inaugurata Fluxus, arte per tutti. Edizioni italiane dalla collezione Luigi Bonotto termina il ciclo espositivo della Fondazione Bonotto sulla celebre corrente. Il terzo e conclusivo capitolo di questo progetto è ospitato al Museo del Novecento di Milano, fino al 16 aprile 2023: l'attenzione si concentra, per la prima volta, sul contributo italiano nella diffusione di Fluxus esaminando l'esperienza editoriale. Fra pubblicazioni, opere e documenti unici.A MILANO UN RACCONTO SULL'EDITORIA ITALIANA E FLUXUS Dagli anni Settanta la Collezione Bonotto riunisce opere, documentazioni audio, video, manifesti, libri, riviste ed edizioni relativi alla produzione degli artisti Fluxus. Liberamente consultabile online, questa raccolta è alla base della rassegna milanese che si svolge a sessant'anni di distanza dal Festival FLuXuS Internationale FesTsPiELe NEUEsTER MUSiK, "andato in scena" nella città tedesca di Wiesbaden nel settembre 1962. Attraverso la curatela di di Patrizio Peterlini e Martina Corgnati, il percorso illustra come in Italia protagonisti e animatori di quel movimento — fra loro anche Joseph Beuys e Allan Kaprow, solo per citarne alcuni — riuscirono a produrre oggetti, cartelle di grafica, libri d’artista in diversi esemplari. Le cosiddette "edizioni" svolsero un ruolo strategico per la conoscenza e la diffusione del movimento che nacque tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta su impulso dell'artista, architetto e organizzatore culturale George Maciunas.LA RIVOLUZIONE FLUXUS E IL RUOLO DELL'ITALIA Stati Uniti, Europa e Giappone furono le aree maggiormente interessate dalla rivoluzione di Fluxus, che, puntando al superamento dei confini fra le discipline e le pratiche (nonché all'annullamento fra vita e creazioni artistica), incoraggiò anche la nascita di happening, concerti, festival. In questa visione, le piccole edizioni contribuirono a far conoscere ampiamente la visione estetica della corrente, anche grazie ai loro bassi costi di produzione, alla facilità di distribuzione e all'accessibilità. Ricostruendo questa vicenda dall'interno, ovvero dando visibilità anche agli editori italiani che operano in questo specifico fronte, la mostra evidenzia come tali oggetti concorsero al "ribaltamento" in chiave democratica dell'idea stessa di opera d'arte: da oggetto d’élite, esclusivo e riservato a una cerchia ristretta, a oggetto accessibile a tutti e talvolta perfino "confezionabile" in autonomia. [Immagine in apertura: Milan Knížák, Destroyed Music, 1980. Pari & Dispari Editori, Cavriago / Francesco Conz, Verona]
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