La riapertura delle Procuratie Vecchie nel cuore di Piazza San Marco è accompagnata da “Monumento”, la poderosa opera firmata da Edoardo Tresoldi.

In occasione della riapertura dopo 500 anni delle Procuratie Vecchie ‒ lo storico edificio veneziano affacciato su Piazza San Marco che torna ad accogliere il pubblico grazie al restauro condotto dallo Studio David Chipperfield Architects Milan –, Edoardo Tresoldi ha inaugurato la sua ultima fatica: Monumento. L’installazione, posizionata nel vano centrale dell’imponente scalone in pietra che collega i vari livelli del palazzo, rappresenta una maestosa colonna classica realizzata alla maniera visionaria cui l’artista ci ha abituato, smaterializzandola attraverso l’uso di una leggera ma imponente rete metallica. L’OPERA DI TRESOLDI ALLE PROCURATIE VECCHIE DI VENEZIA L’opera, progettata in collaborazione con Carlotta Franco per lo sviluppo del concept e con il supporto di GICO Studio, suggerisce una rielaborazione del linguaggio architettonico classico ed è un’occasione per riflettere sulla percezione della fragilità e della vulnerabilità nella società contemporanea. Perfettamente proporzionata all’altezza del vano scala, la colonna vuole sovvertire la tradizionale retorica del monumento. Proprio per le sue ingenti dimensioni e il contesto in cui è inserita, non è infatti mai possibile ammirarla interamente. In questo modo l’artista costringe lo spettatore a un radicale cambio di prospettiva: la sua forma va “conquistata” pezzo dopo pezzo, porzione dopo porzione, salendo un gradino alla volta. LE PAROLE DI EDOARDO TRESOLDI “L’architettura monumentale è un canto che tralascia la funzione per ritualizzare un pensiero attraverso un atto plastico”, ha dichiarato Edoardo Tresoldi. “La storia dei popoli è un flusso ereditario di figure retoriche che ciclicamente si ripropongono; ridefiniscono i propri significati e stabiliscono simbolismi che non solo abbiamo imparato a leggere ma che, generazione dopo generazione, abbiamo assorbito come una sorta di linguaggio latente dell’inconscio collettivo. Così, spogliando un monumento del proprio simbolismo, ciò che resta è un canto lirico virtuoso e malinconico, distaccato e solenne, eppure in cerca di contatto perché nasce per esprimersi, per essere prima manufatto e gesto e poi concetto e presenza. Con ‘Monumento’ utilizzo il linguaggio retorico della colonna monumentale come riflessione sul nostro tempo e sulla retorica dei valori a cui ambisce la nostra società; una società che ribadisce la necessità di ridefinire il concetto di forza, di rileggere il ruolo della fragilità e che propone l’ascolto e il dialogo al centro delle relazioni interculturali”. [Immagine in apertura: Edoardo Tresoldi, Monumento, Procuratie Vecchie, Venezia 2022 © Roberto Conte]
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