Il paesaggio è protagonista di un’importante mostra a Lecco. Un progetto di ampio respiro che coinvolge sedi diverse della città lombarda, riunendo le opere di alcuni dei più grandi artisti italiani del Novecento: da Carrà a Fontana. 

Con la riapertura degli spazi espositivi, la città di Lecco coglie l’occasione per farci apprezzare ancora di più la natura che ci circonda. In che modo? Organizzando una grande rassegna, visitabile fino al 21 novembre, atta a stimolare riflessioni inaspettate sull’importanza e sulla bellezza degli ambienti naturali. Paesaggi Possibili. Da De Nittis a Morlotti, da Carrà a Fontana è infatti la mostra che, curata da Simona Bartolena, mette in risalto le suggestive impressioni concepite da importanti artisti italiani del secolo scorso. LA NATURA IN MOSTRA Allestita all’interno delle sedi della Galleria d’Arte Moderna di Villa Manzoni e del Palazzo delle Paure, la mostra scandaglia l’iconografia del paesaggio tramite cento opere realizzate da maestri della pittura del calibro di Giovanni Fattori, Giacomo Balla, Luigi Russolo, Lucio Fontana, Gaetano Previati e Carlo Carrà, solo per citarne alcuni.  Il tema del paesaggio è sempre stato centrale per la ricerca pittorica di ogni tempo – si pensi in particolar modo alla tradizione francese, che ne ha saputo cogliere le sfumature generando la nascita di vere e proprie correnti artistiche come l’Impressionismo. Eppure si conosce ancora poco del suo ruolo nel percorso degli artisti italiani. Prendendo in esame un arco di tempo che parte dall’epoca romantica fino al secondo dopoguerra, Paesaggi Possibili analizza i mutamenti della concezione del paesaggio in Italia: dalla rappresentazione mimetica e simbolica all'astrazione. IL PAESAGGIO COME SPAZIO MENTALE Grazie a un percorso narrativo che mette in dialogo la ricerca dei macchiaioli con le sperimentazioni avanguardistiche della metà del Novecento, l’esposizione traccia un racconto propedeutico a farci contemplare il paesaggio attraverso una lente nuova in grado di sublimarlo a puro spazio immaginario. Come dichiara la stessa curatrice della mostra, Simona Bartolena: “Sebbene il paesaggio sia un tema iconografico oggi assai diffuso nelle arti visive, la sua autonomia come genere pittorico autonomo è molto recente. Solo nel XIX secolo, infatti, gli venne riconosciuto un ruolo autonomo: non più paysage historique, non più scenografia per racconti mitologici, religiosi o storici, ma tema a se stante, momento di osservazione del vero dal vero, occasione di sperimentazione tecnica ed espressione poetica. Dalla natura sublime della generazione romantica agli scorci dal vero dei pittori di Barbizon e dei loro numerosi eredi, l’Ottocento è, in tutta Europa, il secolo in cui il paesaggio trova se stesso, trasformandosi progressivamente da spazio collettivo a spazio mentale”. [Immagine in apertura: Luigi Russolo, Convivio, 1945. Olio su compensato 61 x 69,5 cm]
PUBBLICITÀ