L'esposizione in arrivo al MAR di Ravenna ripercorre il legame tra il maestro tifernate e la città romagnola. Una serie di capolavori di Alberto Burri rivela, da un lato, la storia ravennate e, dall'altro, lo stile inconfondibile di uno dei maestri del Novecento.

Nonostante il forte legame con la sua terra d'origine, quella umbra di Città di Castello, Alberto Burri intrattenne nel corso della sua attività artistica un intenso rapporto anche con Ravenna. La mostra BURRIRAVENNAORO, in programma negli spazi del MAR – Museo d'Arte della Città di Ravenna, racconta la vicinanza dell'artista alla città romagnola che fu per lui una grande fonte di ispirazione: dalla fine degli anni Ottanta l'artista tifernate concepì diversi cicli di opere ispirate alla storia e alla cultura della città. Visitabile dal 14 ottobre prossimo fino al 14 gennaio 2024, l'esposizione rientra nell'ambito della Biennale di Mosaico Contemporaneo di Ravenna. LE OPERE DI BURRI A RAVENNA Curato da Bruno Corà, il percorso espositivo riunisce numerose opere dell'artista ispirate alla storia artistica e culturale di Ravenna, come i dipinti Nero e l'Oro (1993), che evocano l'arte musiva di alta decorazione fiorita a Bisanzio e poi sviluppatasi nella città romagnola. La mostra ripercorre la produzione artistica di Burri il quale, a partire dal 1988, in risposta alla committenza del Gruppo Ferruzzi, avviò una collaborazione che lo portò a realizzare alcune opere in stretta relazione con Ravenna. Memorabili il ciclo S. Vitale, grandi cellotex neri dipinti ad acrilico, e anche le opere rievocative della stagione pittorica dell'arte bizantina, presente nelle chiese e negli edifici ravennati decorati a mosaico. Una mostra che rappresenta, da un lato, un grande “ritorno” del maestro tifernate a Ravenna e, dall'altro, un affascinante itinerario alla scoperta dello stile di uno degli artisti chiave del secolo scorso. LA STORIA DI ALBERTO BURRI Nato a Città di Castello, Alberto Burri inizia la sua carriera artistica dopo la Seconda Guerra Mondiale a Roma, dove si fa conoscere grazie alla sua pittura figurativa. Dopo il viaggio a Parigi nel 1948, l'artista plasma il proprio linguaggio, sperimentando l'utilizzo di materiali estranei alla pittura tradizionale come catrame, pietra pomice e colla: tecniche innovative che offrono all'artista una straordinaria libertà operativa. I capolavori di Burri, infatti, si caratterizzano per l'impiego di colori ricavati da materiali naturali, come il nero del catrame, il grigio della pietra pomice, l'ocra delle colle, della juta e dei sacchi riciclati. Uno stile inconfondibile, entrato negli annali della storia dell’arte. [Immagine in apertura: Alberto Burri, Sacco ST 11, 1954. Sacco, olio, oro, vinavil su cellotex, 64,5x100.5 cm, Città di Castello, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. Photo A. Sarteanesi]
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