L'avventura di de Chirico e degli italiani che conquistarono Parigi
ARTE
Alla fine degli anni Venti del secolo
scorso sette italiani si recarono a Parigi, abbagliati dal mito di
una città simbolo delle migliori avanguardie del tempo. La loro
leggendaria esperienza, e il segno lasciato nella Ville Lumière,
saranno presto al centro di una nuova rassegna a Torino.
Siamo agli inizi del Novecento. Parigi
è un crogiolo incredibile di stili e tendenze culturali: il sogno e
la meta a cui ogni artista ambisce. È qui che Picasso,
Modigliani, Chagall e Matisse (solo per citarne alcuni) si
incontrano, discutono, dibattono e creano, contribuendo in maniera
straordinaria al fermento della città. La Grande Guerra è da poco
conclusa, il jazz esplode, i teatri tornano a riempirsi; i caffè e
le gallerie della Ville Lumière attraggono le più grandi
personalità d'Europa, trasformando in poco tempo la capitale
francese nel centro del mondo, oltre che nel luogo simbolo della
modernità.
SETTE ITALIANI A PARIGI
È in questo clima vivace e cosmopolita
che irrompono “Les Italiens”, i sette artisti
italiani che a partire dagli anni Venti si stabiliranno sotto la
Torre Eiffel, “rubando” la scena ai colleghi francesi.
Sono Massimo Campigli, Giorgio de
Chirico, Filippo de Pisis, René Paresce, Alberto Savinio, Gino
Severini e Mario Tozzi: autori diversi per provenienza e formazione,
ma accomunati da una serie di tratti stilistici e tematici che
salteranno subito all'occhio della scena locale, al punto da
costituire un vero e proprio “gruppo” artistico – a volte
guardato con scetticismo (suscitando le critiche indispettite dei
pittori locali) altre con ammirazione (grazie alla loro carica
innovatrice).
LA MOSTRA A TORINO
A ripercorrere le vicende artistiche e
personali di questi sette maestri, "eroi" della pittura italiana in
terra francese, sarà presto il Museo Accorsi-Ometto di Torino,
pronto a puntare i riflettori sull'avventura compiuta da questi
autori nel quinquennio d'oro tra il 1928 e il 1933.
A curare la rassegna – dal titolo
“Parigi era viva”. De Chirico, Savinio e gli Italiens de Paris
(in apertura il prossimo 7 ottobre) – saranno Nicoletta Colombo e
Giuliana Godio, chiamate a collocare negli spazi dell'istituzione
sabauda circa settanta capolavori provenienti da enti museali quali
la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, le
Gallerie degli Uffizi, il Mart di Trento e Rovereto e il Museo
Palazzo Ricci di Macerata.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Visitabile fino al 30 gennaio 2022, e
suddiviso in sette “episodi” (ognuno dei quali
dedicato a un artista), il percorso di visita prende il via con i
dipinti metafisici di Giorgio de Chirico, che nella capitale francese approdò
per la prima volta nel 1911. Si
prosegue con i paesaggi immaginari di Alberto Savinio, per poi
lasciare spazio ai riferimenti classici di Massimo Campigli, de
Pisis, Paresce (protagonista della quinta sezione con un intenso
autoritratto del 1917), Severini e Mario Tozzi (sue le opere
L'officina del sogni e Personaggi in cerca d'autore).
Nonostante le diversità tematiche e
stilistiche individuali, a emergere sarà soprattutto la comune
ricerca, da parte degli artisti, improntata a un nuovo
classicismo “mediterraneo”. Reale e fantastico, storia e mito,
tradizione e avanguardia sembrano dosati con equilibrio all'interno
delle composizioni, offrendo più di uno spunto di
riflessione sulle pulsioni avanguardiste di quegli anni irripetibili.
[Immagine in apertura: Gino Severini,
Natura morta con maschera (Composizione con la colomba o Oggetti
presenti e lontani), 1929. Tecnica mista su vetro, cm 27 x 35.
Rovereto, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e
Rovereto. Deposito a lungo termine (inv. n. MART 908, SE 04)]