I Macchiaioli.

sulla mostra

Tra le più originali e innovative avanguardie artistiche europee, i Macchiaioli hanno segnato un profondo cambiamento nel mondo dell'arte del secondo Ottocento, dando vita a un rivoluzionario stile pittorico capace di ispirare, nei decenni successivi, intere generazioni di artisti. I celebri “pittori della macchia” sbarcano a Brescia in occasione di una nuova esposizione allestita a Palazzo Martinengo. Intitolata I Macchiaioli e in programma dal 20 gennaio al 9 giugno 2024, la mostra riunisce una serie di oltre cento capolavori realizzati dai principali esponenti del movimento toscano: da Giovanni Fattori a Silvestro Lega, fino a Telemaco Signorini, Giuseppe Abbati e Odoardo Borrani.


I MACCHIAIOLI IN MOSTRA A BRESCIA


Curato da Francesca Dini e Davide Dotti, il percorso espositivo bresciano racconta la storia del gruppo di giovani pittori progressisti che, desiderosi di allontanarsi dai dettami dell'istituzione accademica in cui si erano formati, elaborarono un nuovo linguaggio artistico. Raccogliendo le opere più importanti e rappresentative della corrente, provenienti da prestigiose istituzioni come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo della Scienza e Tecnologia di Milano e i Musei Civici di Udine, la rassegna ripercorre i vari momenti della ricerca dei Macchiaioli. L'itinerario procede così dai luoghi a loro cari – come il Caffè Michelangelo di Firenze (in cui erano soliti riunirsi), la Maremma e Castiglioncello –, ai loro smarrimenti, fino al confronto con gli artisti delle altre scuole. Tra i contributi più celebri spiccano I fidanzati di Silvestro Lega, Pascoli a Castiglioncello di Telemaco Signorini, Cucitrici di camicie rosse di Borrani e Raccolta del fieno in maremma di Fattori. Opere che, adottando una tecnica senza precedenti, rinnovarono profondamente la pittura italiana antiaccademica, orientandola verso il realismo.


L'ESPOSIZIONE A PALAZZO MARTINENGO


Articolato in dieci sezioni, l'itinerario della mostra accompagna il visitatore alla scoperta di una delle avanguardie più originali del XIX secolo, ma inizialmente molto criticata. A tal punto che nel 1862 un recensore della Gazzetta del Popolo di Firenze definì il gruppo di pittori “Macchiaioli”, termine impiegato con un'accezione dispregiativa. “Darsi alla macchia” infatti significava agire furtivamente, illegalmente. Oggi, l'eredità di questo movimento rappresenta una lezione fondamentale nella storia dell'arte italiana, grazie anche alla capacità di instaurare all'epoca un dialogo con le più importanti comunità artistiche europee, tra cui gli impressionisti francesi, ai quali per molti aspetti, la corrente toscana si avvicina.

[Immagine in apertura: Odoardo Borrani, Mietitura del grano nelle montagne di San Marcello, 1861. Viareggio, Istituto Matteucci]

PUBBLICITÀ