All’interno del progetto avviato dalla Soprintendenza Speciale di Roma per valorizzare la millenaria storia del sito delle Terme di Caracalla attraverso l’arte contemporanea si inserisce il contributo di uno dei maggiori esponenti italiani dell’Arte Povera, Giuseppe Penone. Dal costante dialogo tra l’osservazione della natura e la paziente pratica artistica della scultura nasce il progetto espositivo, curato da Francesco Stocchi, Idee di pietra. Giuseppe Penone a Caracalla. Inoltre, in concomitanza con l’intervento artistico, Electa presenta in un volume intitolato Respirare l’ombra i poetici scritti elaborati dall’autore, classe 1947, nel corso della sua lunga carriera, per la prima volta pubblicati in Italia.

GLI ALBERI DI PENONE ALLE TERME DI CARACALLA

L’artista piemontese ha deciso di collocare le sue opere, scultorei e poetici alberi in pietra e metallo, nell’area – grande come una piscina olimpionica – dell’antica natatio delle Terme Antoniniane. Le quattro opere selezionate per accogliere e abbracciare il visitatore all’interno del celebre sito archeologico rispondono al nome di Identity, realizzata nel 2019 utilizzando alluminio e bronzo; Idee di pietra, Olmo del 2008 e infine Triplice e Idee di pietra, Ciliegio, entrambe presentate nel 2011 ed eseguite in bronzo e pietre di fiume.

IL TEMPO E LA NATURA SECONDO PENONE

“L’arte contemporanea è di casa alle Terme di Caracalla”, dichiara il Soprintendente Speciale di Roma Daniela Porro, “come lo era ai tempi degli imperatori Severi, che le adornarono con meravigliose statue e decorazioni di grande valore simbolico, oggi sparse in tutto il mondo in musei, edifici e spazi pubblici. E proprio un artista celebrato nel mondo come Penone con 'Idee di Pietra' porta alle Terme un momento di riflessione sull’emblematico rapporto dell’uomo con la natura, lo spazio e il tempo”. Attraverso le sue opere, infatti, Penone sembra plasmare la materia così come lo scorrere inesorabile del tempo fa con la natura.

[Immagine in apertura: Idee di pietra, Giuseppe Penone a Caracalla. Credits SSABAP. Photo F. Caricchia]