I Macchiaioli e l’invenzione del Plein air tra Francia e Italia

sulla mostra

La mostra I Macchiaioli e l’invenzione del Plein air tra Francia e Italia, allestita nell'Orangerie della Villa Reale di Monza, presenta la produzione artistica degli esponenti del movimento dei Macchiaioli all'interno del contesto europeo, in particolare in relazione alla pittura en plen air dei grandi maestri francesi contemporanei. Le novanta opere esposte mettono a confronto artisti nazionali come Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca e i fratelli Palizzi con i pittori della Scuola di Barbizon quali Camille Corot, Charles-François Daubigny, Constant Troyon e Théodore Rousseau. La comparazione tra le due correnti artistiche avverrà concentrandosi in particolare sulla rappresentazione del paesaggio, sulla pittura di genere e su quella storica.


IL PERCORSO DELLA MOSTRA SUI MACCHIAIOLI A MONZA


L'esposizione si apre con una sezione introduttiva che narra la nascita della pittura “del vero dal vero”: secondo i curatori l'origine è da rintracciare nella Scuola di Barbizon, in Francia.  Si prosegue con i lavori degli artisti italiani Giuseppe e Filippo Palizzi o Serafino De Tivoli; quest'ultimo in particolare sarà determinante, dato che riporterà agli amici del Caffè Michelangelo di Firenze le novità recepite in un viaggio a Parigi. Il percorso espositivo poi affronta in dettaglio le modalità di rappresentazione del paesaggio da parte dei Macchiaioli: i loro soggetti preferiti sono le deliziose campagne fiorentine, le coste di Castiglioncello e le località vicine. Il tema dei lavoratori nei campi, dei mercati del bestiame o degli ecclesiastici a passeggio nei chiostri della città sono un altro topos classico dell'iconografia del gruppo: in mostra troviamo capolavori come Il bindolo di Silvestro Lega o Donne che lavorano nei campi di Cristiano Banti. La pittura storica è un tema in cui la sensibilità dei Macchiaioli si discosta in maniera molto netta da quella dei contemporanei: questo è evidente in opere come Scena romantica di Cristiano Banti, Dante nel Casentino di Vincenzo Cabianca o La lettera dal campo di Giovanni Fattori.


L'EPOPEA ARTISTICA DEI MACCHIAIOLI


L'avventura degli artisti che si riunivano al Caffè Michelangelo e sognavano un'Italia moderna e allineata alle più avanzate istanze artistiche europee ha però vita breve. Già nel corso degli anni Sessanta dell'Ottocento il gruppo dei Macchiaioli inizia a mostrare qualche crepa: in mostra troviamo opere relative a questa fase complessa, come Il corsetto rosso di Silvestro Lega, Strada di Combs, La Ville e Pioggia a Settignano di Telemaco Signorini, nonché Campagna romana di Giovanni Fattori. Nell'ultima parte della mostra sono esposti alcuni dipinti opera di artisti che hanno raccolto l'eredità del gruppo del Caffè Michelangelo, come Nicolò Canicci, ma anche i fratelli Francesco e Luigi Gioli o ancora Angiolo, Ludovico e Adolfo Tommasi: sono loro gli interpreti della cosiddetta “seconda generazione” dei Macchiaioli.

[Immagine in apertura: Giovanni Fattori, Bovi al carro, 1868, olio su cartone, Collezione Palazzo Foresti, Carpi]

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