Installation view Stop Drawing. Architettura oltre il disegno. Foto ©Vincenzo Labellarte. Courtesy Fondazione MAXXI

Che ruolo ha il disegno oggi nell'architettura?

Architettura

23 aprile 2025

Installation view Stop Drawing. Architettura oltre il disegno. Foto ©Vincenzo Labellarte. Courtesy Fondazione MAXXI

Che ruolo ha il disegno oggi nell'architettura?

Architettura

23 aprile 2025

Al MAXXI di Roma una nuova mostra esplora l’evoluzione del disegno in architettura, tra memoria e innovazione. Video, AI, performance e arte ridefiniscono il mondo del progetto, senza cancellare il gesto a mano.

Stop Drawing, ovvero “basta disegnare”: un titolo provocatorio per una mostra che, più che negare il gesto antico della matita sul foglio, ne racconta la metamorfosi e l’evoluzione. Al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, fino al prossimo 21 settembre, l’esposizione curata da Pippo Ciorra e ospitata all’interno della Galleria 3 si snoda come un arcipelago di esperienze visive e spaziali. Progettato dallo studio DEMOGO, il nuovo progetto espositivo del museo romano mette in discussione le "storiche" certezze del mestiere dell’architetto. Non più solo carta e inchiostro, ma video, performance, realtà virtuale, tessuti e algoritmi raccontano la nuova grammatica del progetto, spingendo oltre i confini del disegno tradizionale.

AL MAXXI LA MOSTRA SUL RUOLO DEL DISEGNO IN ARCHITETTURA

Il percorso di Stop Drawing. Architettura oltre il disegno parte proprio da quello che potremmo definire il “cuore pulsante” della storia dell’architettura moderna italiana: lungo la rampa della galleria, nella quadreria convivono gli eleganti tratti di Carlo Scarpa, le visioni di Aldo Rossi, i disegni concettuali di Giancarlo De Carlo. Tutte le opere esposte provengono dalla Collezione Architettura del MAXXI. È il primo atto di una narrazione che poi esplode nel contemporaneo, là dove le architetture prendono forma grazie a codici e sequenze numeriche. Nella sezione dedicata al digitale, il Generator Project di Cedric Price & John Frazer e gli studi sull’architettura algoritmica di Matias del Campo e Sandra Manninger tracciano un itinerario che va ben oltre il semplice schermo di un computer: si tratta di un pensiero generativo, un’architettura che cresce e si modifica come un organismo vivente. E se l’intelligenza artificiale entra nel gioco della progettazione, la sfida si sposta sull’eredità stessa del disegno: che cosa resta di quell’atto originario, del gesto della mano che plasma lo spazio? La risposta, forse, è proprio nel dialogo continuo tra memoria e innovazione.

DAL DISEGNO DIGITALE ALL’ARCHITETTURA COME ATTIVISMO

Ma l’architettura, oggi, non è solo esercizio formale. È azione politica, sociale, culturale. Lo dimostra la sezione della mostra dedicata agli “attivisti”, dove progetti come la Floating University di Raumlabor a Berlino o il collettivo Orizzontale con il suo Sexy Assemblage raccontano di spazi che nascono dal basso, coinvolgendo le comunità, ridefinendo le regole della partecipazione. E poi c’è la dimensione artistica, dove l’architettura si mescola al corpo, alla performance, al tessuto, fino a dissolversi in racconti illustrati o esperienze immersive. Così, tra le opere di Olafur Eliasson, Frank Gehry, Frida Escobedo e Gordon Matta Clark, la mostra si chiude con una riflessione aperta sul futuro dove, accanto alle nuove tecnologie, il disegno a mano sopravvive come scelta consapevole, atto di resistenza, spazio libero per l’immaginazione.

[Immagine in apertura: Installation view Stop Drawing. Architettura oltre il disegno. Foto ©Vincenzo Labellarte. Courtesy Fondazione MAXXI]

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