aola Pivi, Have you seen me before?, 2008. Schiuma poliuretanica, piume, plastica, legno, acciaio / Polyurethane foam, feathers, plastic, wood, steel. 108 x 200 x 100 cm. Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

A Bologna la mostra che spiega l'ironia nell'arte italiana

Arte

06 febbraio 2025

aola Pivi, Have you seen me before?, 2008. Schiuma poliuretanica, piume, plastica, legno, acciaio / Polyurethane foam, feathers, plastic, wood, steel. 108 x 200 x 100 cm. Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

A Bologna la mostra che spiega l'ironia nell'arte italiana

Arte

06 febbraio 2025

Il MAMbo di Bologna celebra l’ironia nell’arte italiana con una mostra che copre settant’anni di sperimentazione artistica. Oltre 70 autori, da Munari a Cattelan, esplorano il paradosso, la critica sociale e il nonsense, rivelando l’ironia come strumento di riflessione.

Cosa accomuna Bruno Munari, Piero Manzoni e Maurizio Cattelan? Un’arte che gioca, provoca e mette in discussione la realtà con uno sguardo disincantato e pungente. Il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna celebra questa attitudine con la mostra Facile Ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo, un percorso attraverso settant’anni di sperimentazione artistica che ha fatto dell’ironia un tratto distintivo della scena italiana.

Più di cento opere e documenti d’archivio di oltre settanta artisti, dai maestri storici fino ai protagonisti della contemporaneità come Paola Pivi ed Eva & Franco Mattes, raccontano una forma di espressione che si muove tra il paradosso e la critica sociale, tra il nonsense e la decostruzione degli stereotipi. L’ironia, lungi dall’essere solo una forma di leggerezza, si rivela qui come un potente strumento di riflessione, capace di smascherare le contraddizioni della società e del sistema dell’arte stesso.

IRONIA E ARTE IN MOSTRA A BOLOGNA

Il titolo stesso della mostra suggerisce un’ambiguità: se da un lato l’ironia sembra immediata e accessibile, dall’altro è un meccanismo complesso che gioca con la percezione e il linguaggio. Nel percorso espositivo – a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni – il pubblico viene accompagnato attraverso diverse declinazioni di questa strategia espressiva: dal paradosso di Gino De Dominicis alla sovversione delle regole istituzionali di Italo Zuffi, dalle battaglie femministe di Tomaso Binga e Mirella Bentivoglio al dark humor che trasforma il dramma in risata.

L’allestimento, curato da Filippo Bisagni, si ispira all’architettura originaria dell’ex Forno del Pane, evocando un’idea di spaesamento che rispecchia perfettamente l’effetto dell’ironia sull’osservatore: un piccolo scarto che costringe a ripensare ciò che si credeva di sapere.

DA CATTELAN A BRUNO MUNARI, TUTTI I LINGUAGGI DELL’IRONIA

L’ironia nell’arte italiana è una cifra stilistica o un tratto culturale più profondo? La rassegna sembra suggerire che sia entrambe le cose. Dalla politica alla società, dal femminismo alla cultura digitale, l’esposizione offre una panoramica di come l’umorismo sia stato un’arma potente per scardinare narrazioni dominanti e proporre nuove chiavi di lettura. Con un linguaggio che attraversa generazioni e media, da performance dissacranti a opere che attingono ai meme del web, l’esposizione dimostra come l’ironia non sia solo una questione di stile, ma una forma di pensiero critico. Nel panorama internazionale, forse nessun altro contesto creativo ha sviluppato un rapporto così stretto con il paradosso e la provocazione quanto l'arte visiva italiana.

[Immagine in apertura: Paola Pivi, Have you seen me before?, 2008. Schiuma poliuretanica, piume, plastica, legno, acciaio / Polyurethane foam, feathers, plastic, wood, steel. 108 x 200 x 100 cm. Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo]

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