​Esito di una ricerca durata vent'anni, "La dea stanca. Vita di Lina Bo Bardi" è la prima biografia dedicata all'architetta e designer di origini italiane. Pubblicata da Johan & Levi, esce a pochi mesi dal conferimento del Leone d’oro speciale alla sua memoria da parte della Biennale di Venezia.

Se il 2020 è stato l'anno delle mostre-omaggio a Lina Bo Bardi, da Città del Messico a Roma, il 2021 sarà probabilmente ricordato per l'importante riconoscimento postumo attribuito dell'architetta e designer italiana.  Il conferimento del Leone d’oro speciale alla sua memoria, in occasione della Biennale Architettura 2021, è stato infatti accolto dalla critica come un atto necessario, avvenuto a quasi trent'anni dalla scomparsa. Per Hashim Sarkis, curatore della 17. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, ancora aperta fino al 21 novembre prossimo, "se esiste un architetto che meglio di ogni altro rappresenta il tema della Biennale Architettura 2021 questa è Lina Bo Bardi. La sua carriera di progettista, editor, curatrice e attivista ci ricorda il ruolo dell’architetto come coordinatore nonché, aspetto importante, come creatore di visioni collettive".LA STORIA DI LINA BO BARDI Proprio la sua capacità di sfidare le convenzioni sociali e intellettuali e di percorrere vie anticonvenzionali nella progettazione architettonica ha ispirato la tavola rotonda in programma alla Triennale di Milano mercoledì 10 novembre, alle 18:30. Punto di partenza dell'appuntamento è la recente pubblicazione de La dea stanca. Vita di Lina Bo Bardi, la prima biografia della progettista, scritta da Zeuler R. Lima ed edita da Johan & Levi. Dopo le monografie dedicate ai suoi progetti più rappresentativi, dal Museu de Arte de São Paulo (MASP) alla Casa de Vidro fino a SESC – Fábrica da Pompéia, e il recente volume a fumetti Lina, questo nuovo libro disegna un ritratto senza precedenti dell'architetta. Le fasi cruciali della sua parabola umana e professionale vengono descritte dall'autore al termine di un percorso di ricerca durante due decenni. LINA BO BARDI TRA ITALIA E BRASILE Lasciata l'italia devastata dalla guerra, è il Brasile – Paese in cui si trasferisce con il marito Pietro Maria Bardi – a permetterle di esprimere al massimo il proprio talento architettonico, affiancando alla professione l'impegno sociale. In tutti i suoi lavori centrali sono i temi della collettività, il rapporto con la natura e la tradizione popolare; una visione sintetizzata efficacemente dalla frase "gli architetti devono avere un contatto profondo con il vivere, perché il vivere è tutto". In una fase storica in cui si moltiplicano le iniziative culturali volte al pieno riconoscimento del contributo femminile anche in ambito architettonico, La dea stanca fa luce come mai prima d'ora su una figura che continuerà a rappresentare un riferimento indiscusso anche per le prossime generazioni di progettisti.  [Immagine in apertura: Lina Bo Bardi testa il supporto in vetro e cemento per la pinacoteca del MASP con Lo scolaro di Van Gogh, 1967. Foto Lew Parrella, MASP Research Center. © Instituto Bardi/Casa de Vidro]
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