Gli anni a cavallo fra le due guerre mondiali fecero da sfondo a una serie di importanti cambiamenti, che riguardarono anche il ruolo della donna all'interno della società. La mostra allestita al Met di New York approfondisce questo tema dal punto di vista delle fotografe che contribuirono a rivoluzionare l'arte dello scatto.

Intreccia la storia del medium fotografico a quella con la "s" maiuscola l'esposizione in corso al Met di New York fino al 3 ottobre. The New Woman Behind the Camera analizza i decenni cruciali inclusi fra gli Anni Venti e i Cinquanta del secolo scorso, usando il linguaggio fotografico come bussola e cedendo metaforicamente la parola alle donne che, servendosi dell'obiettvo come mezzo di lettura della realtà, hanno documentato e al tempo stesso promosso un fondamentale superamento dei cliché e degli stereotipi imposti per intere epoche all'universo femminile. Riunendo ben 185 scatti, la mostra newyorkese celebra il lavoro di 120 fotografe provenienti da venti Paesi, impegnate in una efficace riscrittura di una grammatica visiva troppo a lungo condizionata dall'impronta maschile. A emergere è ll'immagine della "donna nuova" a cui allude il titolo stesso della rassegna, un modello inedito a cui guardare, desideroso di liberarsi delle etichette di genere e determinato a rivederne i canoni. LE DONNE E LA FOTOGRAFIA A NEW YORK Non è casuale che l'esposizione prenda il via con una serie di autoritratti, come quelli di Florence Henri, Annemarie Heinrich, Alma Lavenson, a testimonianza di una radicata volontà di ridefinire estetiche e ruoli. Il mezzo fotografico garantì alle donne che ne facevano uso in maniera professionale di conquistare l'indipendenza economica veicolata dal lavoro all'interno del mondo pubblicitario e della fotografia commerciale in genere ‒ ne sono un esempio le carriere di Steffi Brandl, Trude Fleischmann, Annemarie Heinrich, Eiko Yamazawa e Madame Yevonde. Anche l'inedita possibilità di viaggiare contribuì a rendere più solido il percorso verso l'indipendenza, ma anche il filone reportagistico ed etnografico a firma femminile, come nel caso di Marjorie Content, Eslanda Goode Robeson, Anna Riwkin, e quello del fotogiornalismo a carattere prettamente sociale e politico. Finalmente personalità del calibro di Margaret Bourke-White, Kati Horna, Dorothea Lange, Gerda Taro e Lee Miller poterono documentare la Storia nel suo farsi, schierate in prima linea. Anche la moda, lo sport e le discipline performative rappresentarono occasioni e campi di indagine per autrici che hanno modificato il corso della fotografia moderna. [Immagine in apertura: Ilse Bing, (German, 1899–1998), Self-Portrait with Leica, 1931. Gelatin silver print, 26.7 × 30.5 cm. Collection of Michael Mattis and Judith Hochberg © Ilse Bing Estate]
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