Prosegue la collaborazione tra i Musei Reali di Torino e importanti realtà museali italiane e internazionali. Protagonista di una nuova mostra dossier è la pittura di Orazio Gentileschi.

Attraverso l’organizzazione di mostre che hanno portato nella Galleria Sabauda capolavori di artisti quali Antoon Van Dyck, Sandro Botticelli e Cerano, dal 2016 i Musei Reali di Torino innescano efficaci collaborazioni con altre sedi museali italiane ed estere. Stavolta la sede piemontese offre un dialogo inatteso tra due capolavori del pittore pisano Orazio Gentileschi.LA MOSTRA DOSSIER SU ORAZIO GENTILESCHI Si intitola infatti Gentileschi: due capolavori a confronto la nuova mostra che, fino al 12 dicembre, darà al pubblico la possibilità di ammirare due importanti opere di Gentileschi individuandone, al contempo, analogie e differenze stilistiche. Al centro di questa comparazione vi sono l’Annunciazione (dipinto già custodito all’interno della Galleria Sabauda) e la Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, opera eseguita tra il 1615 e il 1620 e prestata dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. L’accostamento tra i due dipinti consente di entrare nel mondo dell’artista toscano approfondendone il modus operandi, caratterizzato dal riutilizzo di cartoni, o di lucidi, utili alla composizione tanto di figure singole quanto di scene intere. Ad accomunare entrambi i dipinti è l’esistenza di un modello figurativo unico che rende in qualche modo la figura di Santa Cecilia (aristocratica romana convertitasi al cristianesimo, vittima di un martirio per decapitazione intorno al 230 d.C.) molto simile a quella della Vergine. Altra peculiarità della tecnica pittorica di Gentileschi è l’utilizzo della luce, aspetto che crea un inevitabile parallelismo con Caravaggio, di cui è stato seguace. Se nella Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo i due soggetti sembrano fuoriuscire dall’oscurità per venire investiti da una luce che esalta contrasti cromatici e precisione del disegno, nell’Annunciazione il bagliore divino si insinua nella stanza mettendone in risalto i dettagli (come le pieghe del drappeggio vermiglio posizionato dietro la Vergine Maria), a riprova della capacità di Gentileschi di fondere la tradizione del Quattrocento fiorentino con le novità proprie del realismo caravaggesco e dei pittori fiamminghi.LA STORIA DI ORAZIO GENTILESCHI Nato a Pisa nel 1563, in una famiglia di artisti fiorentini, Orazio Gentileschi è divenuto famoso soprattutto per il suo stile pittorico debitore a Caravaggio. Dopo un primo periodo trascorso a Roma (all'inizio del Seicento), il pittore ha poi compiuto numerosi viaggi, frutto di prestigiose committenze, che lo hanno portato sia a Parigi (per dedicarsi alla decorazione del Palais du Luxembourg) sia a Londra, città nella quale si stabilì definitivamente (al servizio del primo duca di Buckingham, George Villiers) e dove morì nel 1639. [Immagine in apertura: Gentileschi: due capolavori a confronto, installation view at Musei Reali, Torino. Credits DB Studio / Daniele Bottallo per i Musei Reali]
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