Nel segno di Raffaello. Disegni del Rinascimento italiano dalle collezioni della Biblioteca Reale

sulla mostra

S’intitola Nel segno di Raffaello. Disegni del Rinascimento italiano dalle collezioni della Biblioteca Reale la mostra che, attraverso l’esposizione di un corpus di 26 preziosi disegni di epoca cinquecentesca realizzati da allievi e seguaci di Raffaello, vuole raccontare settant’anni di tradizione grafica rinascimentale italiana. Un’interessante narrazione che parte dalle opere del Perugino – responsabile della prima formazione di Raffaello – e arriva alla produzione di una generazione di artisti quali Giulio Romano, Parmigianino, Peruzzi, Polidoro da Caravaggio, Baccio Bandinelli e Girolamo da Carpi facenti parte della cerchia del Maestro.


LA MOSTRA ”NEL SEGNO DI RAFFAELLO” A TORINO


La rassegna, curata da Angelamaria Aceto, ricercatrice presso l’Ashmolean Museum di Oxford, istituto che conserva il più prestigioso nucleo di disegni di Raffaello al mondo, è articolata in tre sezioni tematiche: “Perugino e la formazione di Raffaello in Umbria”, “I seguaci di Raffaello a Roma negli anni delle committenze pontificie” e “I continuatori di Raffaello”.

La prima sezione mostra i disegni del Perugino, allievo di Andrea del Verrocchio e mentore del giovane urbinate. Fu infatti il pittore umbro quattrocentesco a guidare Raffaello, dopo la morte del padre, all'apprendimento di tutte le tecniche e i segreti della disciplina pittorica. La seconda sezione narra, invece, attraverso i disegni realizzati dai suoi frequentatori, della celebre bottega romana fondata da Raffaello a soli ventiquattro anni. Un vero e proprio atelier capace di attirare a Roma artisti da tutta Italia e formare pittori del calibro di Polidoro da Caravaggio, Perino del Vaga, Baldassarre Peruzzi e Vincenzo Tamagni. L’ingente quantità di commissioni, che arrivavano al Maestro soprattutto dall'istituzione pontificia, indusse Raffaello a ripensare la struttura della bottega, dove i suoi allievi non rappresentavano più semplici garzoni o apprendisti, ma autentici artisti specializzati in ambiti diversi. Per questo motivo, dopo la morte sopraggiunta nel 1520 a soli trentasette anni, i suoi seguaci cominciarono a lavorare con facilità e in modo autonomo in molte corti italiane, mentre l’eredità della bottega romana e tutti i lavori incompiuti finirono in mano del suo allievo più capace e maturo: Giulio Romano.


I SUCCESSORI DI RAFFAELLO


Il percorso espositivo si conclude con una sezione dedicata alla fervente clima creativo della Roma di Clemente VII, capace di attirare in città artisti come il Parmigianino, Biagio Pupini e Baccio Bandinelli. Giovani pittori che arrivano nella Città Eterna per studiare e affiancare gli allievi di Raffaello e attingere, quindi, dalla sua eredità artistica nel campo del disegno e non solo. A conclusione dell’esposizione, e a testimonianza dell'inconfondibile stile figurativo di stampo raffaelliano, viene proposta la ricostruzione di un foglio ricavato da tre frammenti rinvenuti nel taccuino di modelli di Girolamo da Carpi, pittore e decoratore vicino alla cerchia del grande Maestro.

[Immagine in apertura: Giulio Romano, Testa di donna nella Festa nuziale di Amore e Psiche, 1526-1528 circa. Pietra nera su carta Inv. 15658 D.C.]

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