A distanza di ben trentadue anni dalla realizzazione dell’ormai storico murale sulla facciata del Convento di Sant’Antonio di Pisa, l’arte del celebre Keith Haring ritorna nella città toscana. Ad omaggiare il famoso street artist americano è una mostra allestita negli spazi di Palazzo Blu.

Era il 1989 quando l’allora studente universitario Piergiorgio Castellani convinse Keith Haring a realizzare un’opera permanente nella città di Pisa. Eseguita sulla parete esterna del Convento di Sant’Antonio, l’iconica opera Tuttomondo è oramai riconosciuta non solo come emblema dell’intera carriera dell’artista statunitense, ma soprattutto come il suo ultimo grande murale. A poco più di trent'anni da quell'episodio, Keith Haring ritorna metaforicamente nella sua amata Pisa, grazie a un progetto espositivo fortemente voluto dal curatore giapponese Kaoru Yanase. LA GRANDE MOSTRA DI KEITH HARING Allestita presso gli spazi di Palazzo Blu, l’esposizione Keith Haring presenta, per la prima volta in Europa, più di 170 opere provenienti dalla collezione personale di Kazuo Nakamura. Visibile fino al 17 aprile 2022, la mostra ripercorre tutta la fulminante carriera di uno dei pionieri della street art mondiale.  Attraverso un percorso espositivo cronologico suddiviso in nove sezioni, il visitatore ha così modo di immergersi totalmente nell’universo fantastico di Haring: una dimensione personalissima dove messaggi di pace e di speranza vengono promulgati da coloratissimi personaggi stilizzati, entrati oramai a pieno diritto nell’immaginario collettivo. IL PERCORSO ESPOSITIVO Si parte dal 1978 – anno in cui l’artista si trasferisce a New York per intraprendere gli studi alla School of Visual Arts – per approfondire il contesto storico e culturale all’interno del quale il giovane Keith Haring inizia a muovere i primi passi nel mondo dell’arte: un periodo nel quale cominciano a prendere forma elementi e soggetti divenuti estremamente rappresentativi della sua ricerca, quali omini a quattro zampe, cuori, televisori, angeli e piramidi.  L’itinerario prosegue mettendo in luce tutti gli interessi di Keith Haring, dalla sua passione nei confronti della musica fino al suo impegno sociale nel campo della prevenzione dell’AIDS, passando ovviamente per il singolare rapporto con la stessa città di Pisa. Fra le numerose opere in mostra ricordiamo il ciclo di cinque serigrafie Untitled (Fertility Suite) – pubblicato nel 1983 dalla Tony Shafrazi Gallery –, la serie di litografie del 1989 The Story of Red + Blue, e il monumentale progetto Apocalypse, concepito nel 1988 in collaborazione con il guru della beat generation William S. Burroughs. [Immagine in apertura: © Photo Daniela Meucci, Collezione Cineclub Arsenale]
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