A quasi cento anni dalla nascita, Genova rende omaggio a Pier Paolo Pasolini con una mostra fotografica che riunisce gil scatti realizzati da personalità del calibro di Letizia Battaglia, Italo Zannier e Nino Migliori.

Riuscire a descrivere una figura così complessa come quella di Pier Paolo Pasolini è un’operazione per la quale le parole spesso non bastano. Grazie alla sua estrema lungimiranza, mista a una sensibilità fuori dal comune, Pasolini è oggi ricordato come uno dei più acuti e lucidi osservatori del suo tempo: un’attitudine, coltivata con qualsiasi mezzo espressivo, che emerge inevitabilmente dalla sua preziosa eredità artistica e culturale. Ma chi era Pasolini? A rispondere a questa domanda sono i curatori Roberto Carnero, Marco Minuz e Piero Colussi che, a ridosso del centenario della nascita del letterato bolognese, hanno concepito un originale progetto espositivo. LA MOSTRA FOTOGRAFICA SU PASOLINI Allestita presso gli spazi del Palazzo Ducale di Genova (in collaborazione con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia), la rassegna Non mi lascio commuovere dalle fotografie si presenta come un’occasione unica per esplorare tanto la dimensione pubblica quanto quella privata del celebre autore. Il fil rouge della mostra, visitabile dal 30 novembre al prossimo 13 marzo, è il mezzo fotografico, un medium con il quale Pasolini aveva un rapporto molto singolare. Nonostante considerasse le fotografie come qualcosa a cui guardare con una certa fugacità (a differenza dei film, che richiedono invece un approccio completamente diverso), Pasolini non si è mai sottratto allo sguardo della macchina fotografica, neppure nei momenti privati, come attesta l’immensa quantità di materiale fotografico a lui dedicato. PASOLINI E LA FOTOGRAFIA Attraverso un corpus di circa 260 opere, fra scatti fotografici e documenti d’epoca, il visitatore è invitato a costruire un itinerario personale nelle principali esperienze che hanno contraddistinto tanto la poetica pasoliniana quanto la sua sfera privata. Come afferma il curatore Marco Minuz: “Il volto di Pasolini diventa così ‘la mappa’ per leggere il suo lavoro, la sua personalità, il suo pensiero e le sue scelte. Metaforicamente la sua pelle, immortalata dal mezzo fotografico, diventa così spazio privilegiato per comprendere, con vicinanza, il percorso professionale di quell’inafferrabile uomo chiamato Pier Paolo Pasolini”. Autori di questi scatti preziosi sono più di cinquanta fotografi tra i quali Mario Dondero, Cecilia Mangini, Elisabetta Catalano, Nino Migliori, Letizia Battaglia e Italo Zannier. IL PERCORSO ESPOSITIVO Suddiviso in alcune sezioni tematiche, il percorso espositivo suggerisce allo spettatore di addentrarsi autonomamente in tutti quegli episodi, quei concetti e quelle passioni che hanno dato vita al personalissimo mondo di Pier Paolo Pasolini: dal suo rapporto con la città di Roma passando per l’amore verso il calcio, per la grande ammirazione nei confronti della madre, per l’esperienza del cinema, fino alle celebrazioni del suo funerale. Come sottolinea Roberto Carnero, co-curatore del progetto: "Una mostra fotografica su Pasolini è un modo di avvicinarsi alla sua opera, magari per un primo approccio ai suoi testi, attraverso i ‘grandi temi’ che li caratterizzano. Sarebbe bello che questa straordinaria occasione potesse essere còlta soprattutto dai più giovani, da quei ragazzi a cui Pasolini ha dedicato tante delle sue riflessioni e ai quali continuava ‒ e continua tutt'oggi ‒ a parlare”. [Immagine in apertura: Gabriella Drudi Scialoja. Pier Paolo Pasolini ritratto sul Tevere, Roma anni ’50. © Fondazione Toti Scialoja, Roma]
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