L'architetta sudafricana Sumayya Vally ha vinto il concorso per la progettazione di un nuovo ponte pedonale nella città belga di Vilvoorde. Curatrice della prima edizione dell’Islamic Arts Biennale e fra i protagonisti della Biennale Architettura 2023, la progettista si è ispirata alle tradizionali barche del fiume Congo e alla figura di un agronomo congolese.


Obiettivo aprile 2024 per l'avvio dei lavori di costruzione del ponte pedonale Asiat-Darse di Vilvoorde, in Belgio, la cui progettazione è stata assegnata –tramite concorso – a Counterspace. Si tratta dello studio, con sedi a Johannesburg e Londra, guidato dall'architetta sudafricana Sumayya Vally, figura in forte ascesa nel panorama architettonico globale. Fra i protagonisti della Milano Arch Week in chiusura oggi, domenica 11 giugno, è stata la più giovane progettista di sempre a ricevere l’incarico per il Serpentine Pavilion, nel 2021. Più di recente è stata scelta come curatrice della prima edizione dell’Islamic Arts Biennale, che si è svolta a Jeddah, in Arabia Saudita; attualmente è in scena a Venezia, nell'ambito della mostra principale della Biennale Architettura 2023. IN BELGIO UN PONTE PEDONALE DIVENTA UN VIVAIO Per il disegno del ponte, atteso entro dicembre 2025, Sumayya Vally ha dichiarato quali sono state le sue fonti di ispirazione. "Vilvoorde è una città celebrata per la sua diversità. Comprende più culture, identità e narrazioni. Mi ha commosso profondamente scoprire la storia di Paul Panda Farnana attraverso la nostra ricerca", ha raccontato. Originario del Congo, l'agronomo Farnana si formò presso la Vilvoorde Horticultural School, proprio non lontano dal sito in cui sorgerà la nuova struttura di collegamento. Il progetto intende non solo rendergli omaggio, ma punta anche far conoscere il suo lavoro scientifico, sottolineando il suo contributo in difesa dei diritti delle popolazioni africane.UN PONTE FORMATO DA UNA SERIE DI BARCHE Almeno due gli aspetti chiave del progetto: da una parte Asiat-Darse, attraverso la sua forma, evoca le tradizionali flotte di piroghe africane, che vengono ammassate l’una contro l’altra così da creare una sorta di "piattaforma" per mercati e scambi. Si tratta di una consuetudine che avviene anche lungo il fiume Congo. Dall'altra, in onore del lavoro di Farnana, il ponte è stato concepito come un vivaio, con porzioni delle imbarcazioni appositamente destinate alla coltivazione delle piante e al naturale spostamento dei semi, tramite il vento, lungo l'intera struttura. Negli intenti di Vally, ciascuna barca costitutiva del ponte fungerà sia da "impollinatore" sia da micro-giardino: "Mi interessava l'idea di un attivo monumento, uno spazio per la guarigione e il ricordo. Questo si traduce nella storia del progetto, che con la sua forma incarna la ricerca di Farnana", ha raccontato l'architetta. Con l'occasione, Vally ha anche specificato che nella sua pratica professionale "ogni intervento, anche il più semplice o neutro, è un'opportunità per scrivere le nostre storie e identità. il ponte è un connettore: nel nostro progetto, è un connettore per le narrazioni passate e future della migrazione". [Immagine in apertura: Render courtesy of Counterspace]
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