SPAZIO RADICALE / RADICAL SPACE

sulla mostra

Seconda tappa del percorso che il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ha scelto di dedicare all'architettura radicale, la mostra SPAZIO RADICALE / RADICAL SPACE rappresenta un'occasione di valorizzazione degli archivi dell'istituzione toscana, che proprio di recente si è arricchita con l'apertura dell'Urban Center. Immaginato, ideato, ripreso dal vero, possibile o improbabile, condiviso, contestato, combattuto, oggetto di esplorazione analitica o "terreno fertile" per la trasfigurazione metaforica, lo spazio è stato ripetutamente al centro dell'opera degli architetti radicali. A ricordarlo sono i numerosi progetti inclusi nell'itinerario espositivo, che comprende opere della collezione museale, materiali del CID/Arti Visive e in particolare dell'Archivio Lara-Vinca Masini


ARCHITETTURA RADICALE E ARTE CONTEMPORANEA AL CENTRO PECCI


L'asse temporale preso in esame inizia dalle ricerche "radicali" fra la seconda metà degli anni Sessanta e gli anni Settanta del Novecento per aprirsi a una serie di confronti inediti fra l'architettura sperimentale e l'arte contemporanea. Punto di avvio della mostra pratese è l'opera Esse del poeta visivo Luigi Tola. Si tratta di una anticipazione linguisticamente della celeberrima Superarchitettura, riconosciuto punto di avvio dell'esperienza dell'architettura radicale fiorentina, dopo l'alluvione dell'Arno del dicembre 1966, di cui furono massimi esponenti i gruppi Superstudio e Archizoom. Proprio a quest'ultima formazione si devono alcuni dei lavori esposti, fra cui il divano Superonda e la lampada Sanremo. Sondando quanto avvenuto dalla seconda metà degli anni Sessanta in poi, il focus si sposta sulle figure di Gianni Pettena ed Ettore Sottsass. In particolare la produzione di quest'ultimo dialoga in mostra con la pittura anti-illusionistica di Neil Jenny, la foto-performance rituale di Andrey Kuzkin, la recente scultura a brandelli di Karin Arink. 


A PRATO TUTTE LE DECLINAZIONI DEL MOVIMENTO RADICALE


A essere ricordati sono anche momenti cruciali e specifici interventi dell'esperienza radicale: dalla mostra Superarchitettura alla Galleria Jolly 2 di Pistoia (1966) e alla Galleria Civica di Modena (1967) alla storica rassegna Italy: The New Domestic Landscape al MoMa di New York (1972), in occasione della quale il critico d'arte Germano Celant coniò la locuzione Architettura Radicale. Non mancano i riferimenti all'esperienza dei Global Tools, nati in seno alla rivista Casabella durante la direzione di Alessandro Mendini, al lavoro di Vito Acconci, in qualità di "sperimentatore" dell’incontro tra corpo fisico e corpo architettonico, e alla prima produzione di Michelangelo Pistoletto. A concludere il percorso di visita sono gli Istogrammi d'architettura e la collezione di immagini Superstudio-backstage 1966-1978.

[Immagine in apertura: © photo Ela Bialkowska OKNO studio]

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