Domenico Gnoli
sulla mostra
Ideata dal compianto Germano Celant, la retrospettiva che Fondazione Prada di Milano dedica a Domenico Gnoli riunisce oltre 100 opere (e altrettanti disegni) realizzate dall’artista fra il 1949 e il 1969. Scomparso a New York nel 1970, Gnoli si è distinto nel panorama artistico del Novecento per il suo inconfondibile e dettagliatissimo stile. Nella mostra, a ricostruire la carriera fin dagli esordi, quando affiancò la pratica artistica all'attività di scenografo, disegnatore di costumi e illustratore, è la sezione cronologica e documentaria scandita da materiali storici, fotografie e altri documenti.
DOMENICO GNOLI A MILANO
Alla Fondazione Prada la mostra di Gnoli occupa due livelli del Podium. L'allestimento, progettato dallo studio 2×4 di New York, evoca la disposizione e le caratteristiche degli ambienti museali novecenteschi e prevede nuclei monografici in sequenza. Nel percorso di visita, infatti, le opere dell’artista sono raggruppate in serie tematiche, così da rilevare la coerenza che accompagna la sua produzione pittorica. Attraverso la rappresentazione minuziosa di dettagli di oggetti o di corpi (come busti, ciocche di capelli, scarpe, poltrone, cassetti, cravatte e bottoni), riprodotti in grande formato, Gnoli "mette sullo stesso piano tutte le cose, naturali e artificiali, esprimendo una volontà egualitaria: la rivincita degli elementi insignificanti e squalificati dalla classifica dei valori: il basso e il secondario, l’accessorio e il trascurabile”, secondo l'interpretazione di Celant.
OLTRE 100 OPERE ALLA FONDAZIONE PRADA
Con questo progetto espositivo la Fondazione Prada prosegue nel solco delle mostre dedicate agli autori outsider del secondo Novecento: a precedere Gnoli sono stati Leon Golub, William Copley ed Edward Kienholz. Alla retrospettiva è associato un catalogo con il saggio scritto per l'occasione da Salvatore Settis, che in merito al linguaggio di Gnoli ha osservato: “Per conquistare la perfetta ineloquenza, l’impassibilità delle cose e la sospesa magia di una realtà impersonale, bisognava voltare le spalle a quella tradizione così amata, capovolgere l’ordine dei valori. Negare la ‘decorazione’ mediante una nuova esplorazione della realtà attraverso il dettaglio".
[Immagine in apertura: Veduta della mostra Domenico Gnoli, Fondazione Prada, Milano. Foto Roberto Marossi Courtesy Fondazione Prada. Da sinistra a destra: Braid, 1969; Curly Red Hair, 1969; Curl, 1969]