Nuove rivelazioni sul capolavoro di Johannes Vermeer
ARTE
Non smette di stupire l'arte di
Johannes Vermeer, il pittore considerato uno dei massimi esponenti
del secolo d'oro olandese. In vista della prossima retrospettiva
sull'artista, il Rijksmuseum di Amsterdam ha condotto una serie di
analisi sul dipinto “La Lattaia”. Ecco i sorprendenti risultati.
I dipinti di Johannes Vermeer ci hanno
abituati, negli ultimi anni, a eccezionali rivelazioni. Merito delle
nuove tecnologie e dei moderni sistemi di analisi delle immagini, in
grado di portare alla luce scoperte e informazioni sul metodo di
lavoro dell'artista fino a oggi impensabili.
Dopo il recente studio condotto dalla
National Gallery of Art di Washington – che posto sotto la lente d'ingrandimento i capolavori di Vermeer presenti nella sua raccolta con l'obiettivo di offrire inedite prospettive sulla produzione dell'artista –, un nuovo annuncio riguarda uno dei
dipinti più iconici del pittore fiammingo: La Lattaia, opera
del 1660 circa, sottoposta a una serie di indagini scientifiche da
parte del Rijksmuseum di Amsterdam, che la
custodisce nelle sue sale.
IL NUOVO STUDIO SU JOHANNES VERMEER
Considerata il più importante studio
mai effettuato sulla tela nei suoi oltre 350 anni di vita, l'analisi (condotta da un team di conservatori, restauratori e scienziati del
museo olandese, in collaborazione con i colleghi del Mauritshuis
dell'Aia) ha rivelato importanti dettagli visivi nascosti sotto lo
strato di pittura.
Attraverso l'impiego delle tecnologie
di ricerca più avanzate (le stesse messe in campo per l'ambizioso
progetto di restauro Operation Night Watch, dedicato
a La Ronda di notte di Rembrandt), gli studiosi del
Rijksmuseum hanno osservato, nello specifico, la presenza di un
“porta brocche” (un supporto a parete sul quale appendere per il
manico le brocche di ceramica) e un cesto in vimini. Due strumenti da cucina in un primo momento abbozzati sullo sfondo della scena, e successivamente esclusi dalla composizione
finale.
I DETTAGLI DELLA SCOPERTA
Entrambi gli oggetti, assai diffusi
negli ambienti domestici del Seicento, furono disegnati da Vermeer
sulla tela con segno rapido, grezzo, e con vernice nera. Anche questo
dettaglio è stato interpretato dagli studiosi come un aspetto in
netto contrasto con la meticolosità e l'accuratezza
che da sempre identificano il maestro olandese. Il tratto spontaneo del dipinto sullo sfondo, e i successivi cambi in corso
d'opera relativi alla scena e ai soggetti, mettono in forte dubbio
l'immaginario da sempre associato al pittore, noto per la rigorosità
e per la lentezza del suo processo creativo.
LA GRANDE MOSTRA AL RIJKSMUSEUM
Ma a cosa si deve questa attenzione rivolta al dipinto, mai prima d'oggi indagato con simile impegno?
Le risposte sono da rintracciare nell'attesa retrospettiva
dedicata al maestro, in arrivo il prossimo 10 febbraio negli ambienti del Rijksmuseum.
A partire da questa data, e
fino al 4 giugno 2023, la sede istituzionale olandese sarà infatti
al centro della più ampia rassegna mai intitolata al pittore della Ragazza con l'orecchino di perla.
Per l'occasione, almeno ventisette
capolavori dell'artista (sui trentacinque complessivi a noi
pervenuti) saranno esposti all'interno di un percorso che conterà
sui prestiti di istituzioni internazionali quali Frick Collection di
New York, Städel Museum di Francoforte e National Gallery of
Art di Washington. Una rassegna che promette di gettare nuova luce su
uno degli artisti più significativi e allo stesso tempo misteriosi
della storia.
[Immagine in apertura: Vermeer's
Milkmaid has been examined with the most advanced techniques,
including this Macro-XRPD scanner. Courtesy Rijksmuseum, Amsterdam]