Dalla prima donna laureata in architettura nel 1890 fino a Zaha Hadid, prima donna a vincere il Pritzker Prize nel 2004: alla "rivoluzione femminile" in corso nella professione architettonica il MAXXI dedica una mostra che unisce alle storie delle pioniere delle Novecento quelle delle architette, ricercatrici e studiose contemporanee.

A qualche giorno di distanza dalla nomina dell'architetta Lesley Lokko a direttrice della Biennale di Architettura 2023, seconda donna a ricevere l'incarico dopo la giapponese Kazuyo Sejima, al MAXXI di Roma è stata inaugurata la mostra BUONE NUOVE. donne in architettura. Verificatisi quasi in contemporanea, questi due "eventi" si aggiungono ai segni incontrovertibili che confermano uno dei fenomeni in corso, a livello globale, nella professione architettonica. A fornire una precisa definizione di quando sta accadendo è il team curatoriale della mostra, formato da Pippo Ciorra, Elena Motisi ed Elena Tinacci, che si è espresso in termini di "crescente processo di liberazione del mondo professionale dell’architettura da pregiudizi e abitudini che spesso hanno frenato l’affermazione delle donne e di altri soggetti "non-standard" (collettivi, coppie, formazioni aperte)." Un'autentica "mutazione antropologica", dopo decenni contrassegnati dal dominio maschile e dallo stereotipo del "grande maestro", che merita di essere indagata in associazione alle profonde evoluzioni sociali del nostro tempo. 85 ARCHITETTE IN MOSTRA AL MAXXI Sono quattro le sezioni tematiche di BUONE NUOVE. donne in architettura, il cui progetto di allestimento porta la firma dell'architetta italiana Matilde Cassani. Visitabile fino all’11 settembre 2022, la mostra si snoda fra le aree identificate dai vocaboli Storie, Pratiche, Narrazioni, Visioni; include inoltre un’installazione site specific della progettista messicana Frida Escobedo. L'incipit del percorso espositivo è affidato alla presentazione di 85 architette e studiose di architettura che si sono distinte in tutto il mondo nel corso del Novecento e nei primi decenni del nuovo secolo. Documenti, fotografie, carteggi, modelli proposti in questa sezione ricostruiscono le parabole di riconosciute pioniere del design, come Charlotte Perriand ed Eileen Gray. Parallelamente la rassegna fa luce anche su figure meno conosciute dal grande pubblico, che hanno tuttavia contribuito in maniera rilevante alla crescita e all'innovazione della professione. ANCHE UN'INSTALLAZIONE DI FRIDA ESCOBEDO L'attenzione si concentra quindi sulla produzione architettonica con gli undici focus, dedicati ad altrettante architette contemporanee, della sezione Pratiche. Protagoniste sono progettiste considerate punti di riferimento internazionali per le rispettive ricerche: dalla statunitense Jeanne Gang alle irlandesi Yvonne Farrel e Shelley McNamara, fondatrici di Grafton Architects e vincitrici del Pritzker Architecture Prize 2020; dall'indiana Anupama Kundoo alla nigerina Mariam Kamara, passando per Benedetta Tagliabue, Dorte Mandrup e Lu Wenyu, fra le altre. A prendere letteralmente la parola sono quindi le ricercatrici, curatrici, studiose, direttrici di riviste scelte per il capitolo Narrazioni, scandito da dodici video-interviste realizzate dal collettivo Mies.TV. Concludono la rassegna i cinque video prodotti nell’ambito del programma Future Architecture Platform per la sezione Visioni, in cui viene esaminato il rapporto tra identità di genere e spazio, e Unseen, l'installazione che Escobedo ha progettato per questa occasione. Già autrice del Serpentine Pavilion 2018, l'architetta messicana con questo intervento rende omaggio alla designer tedesca Anni Albers, nell'ambito di una più ampia riflessione sull'invisibilità femminile in architettura. [Immagine in apertura: Jeanne Gang. Credit: Ethan Hill]
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