Attraverso oltre centrotrenta opere, Palazzo Blu di Pisa si accinge ad ospitare un lungo racconto sull’audace avventura di un gruppo di giovani pittori italiani: i Macchiaioli. Prendendo le distanze dall’istituzione accademica nella quale si erano formati, scrissero in breve tempo una delle pagine più poetiche della storia dell’arte di fine Ottocento.

Divenuta popolare oltre cinquant’anni fa grazie alla storica mostra fiorentina allestita al Forte Belvedere, la corrente dei Macchiaioli, una delle più originali avanguardie sorte in Europa nella seconda metà del XIX secolo, sarà protagonista, dal prossimo 9 ottobre, negli spazi espositivi di Palazzo Blu, a Pisa. I Macchiaioli, questo il titolo della rassegna, riunisce oltre centrotrenta opere, tra cui capolavori provenienti da collezioni private, solitamente inaccessibili, e da importanti istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi, il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, la Galleria d’arte moderna di Genova e la Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma. La retrospettiva è curata da Francesca Dini, storica dell’arte tra le più autorevoli esperte del rivoluzionario movimento artistico. LA NASCITA DEL MOVIMENTO DEI MACCHIAIOLI Il termine "macchiaioli" fu coniato nel 1862 sulla Gazzetta del Popolo. Così furono definiti, con un'accezione dispregiativa, quei pittori che intorno al 1855, riunendosi presso lo storico Caffè Michelangelo di Firenze, avevano dato origine a un rinnovamento in chiave antiaccademica e verista della pittura italiana. "Darsi alla macchia" significa, infatti, agire furtivamente e illegalmente. Ma questa rivoluzione, in realtà, presentava origini profondissime nell'arte figurativa italiana, tanto che Giorgio Vasari, nel descrivere le opere mature di Tiziano, aveva giù utilizzato il termine "macchia": “condotte di colpi, tirate via di grosso, e con macchie di maniera, che da presso non si possono vedere, e di lontano appariscono perfette”. Partendo dall’elaborazione dei principi del realismo europeo formulati da Gustave Courbet e da Pierre-Joseph Proudhon, e opponendosi al Romanticismo, i macchiaioli cominciarono dunque a dipingere, in modo antieroico, la realtà loro contemporanea, caratterizzata solo dalla semplicità degli scenari naturali e impregnata dai valori etici e morali dell'epoca risorgimentale. La competizione con l’Impressionismo francese, sviluppatosi nello stesso periodo, non ha però permesso una lettura completa della vicenda dei macchiaioli che, quindi, non sono mai riusciti a raggiungere la meritata visibilità internazionale. Oggi la corrente macchiaiola risulta finalmente oggetto di sempre nuovi approfondimenti e focus specifici.LA MOSTRA A PISA CHE RIPERCORRE LA VICENDA MACCHIAIOLA La mostra di Palazzo Blu – in programma fino al 26 febbraio 2023 – attraverso undici sezioni tematiche e l'esposizione di numerose "opere chiave", tra cui Cucitrici di camice rosse di Borrani, Il canto di uno stornello di Lega e Battaglia di Magenta di Fattori, cerca così di ripercorre l’entusiasmante vicenda del rivoluzionario movimento artistico tutto italiano. Nello stesso tempo, affronta temi e quesiti ancora poco sviscerati sul gruppo di pittori progressisti attivi fino al 1870 circa. [Immagine in apertura: Giovanni Fattori. In vedetta]
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