Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma

sulla mostra

Non solo Mantova, dove resta visitabile fino al 7 gennaio 2024 la mostra dedicata a Pieter Paul Rubens a Palazzo Te, ma anche Roma celebra il grande pittore fiammingo. L'occasione è Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma, rassegna ospitata negli spazi suggestivi di Galleria Borghese, che riunisce 50 opere provenienti dalle istituzioni internazionali più importanti (come il British Museum, il Louvre, il Met, la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Prado, il Rijksmusem di Amsterdam). Aperta fino al 18 febbraio 2024, l’esposizione mette in luce l’influenza del maestro fiammingo sul panorama artistico italiano tra Cinquecento e Seicento: infatti, con la sua produzione artistica Rubens porta a Roma una nuova concezione di plasticità, un particolare modo di guardare all’antico e al corpo umano, rivoluzionando l’idea stessa di “imitazione del vero”. A cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato, il progetto espositivo fa parte di RUBENS! La nascita di una pittura europea, iniziativa in collaborazione con Fondazione Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova rivolta all’approfondimento dei rapporti tra la cultura italiana e quella europea attraverso il lavoro del maestro del barocco.



LA MOSTRA DI PIETER PAUL RUBENS ALLA GALLERIA BORGHESE



Il percorso di visita, articolato in 8 sezioni, si apre con un capitolo introduttivo sul ruolo di Rubens nella definizione dello stile pittorico del barocco; prosegue poi con l’approfondimento del legame tra l’artista e la storia antica, che si esprime sia nelle letture e nella cultura di Rubens, sia nella scelta dei temi iconografici. La terza parte è dedicata alla “grammatica del corpo umano”, soggetto preferenziale dell'artista, caratterizzato da una muscolatura gonfia e scolpita; la quarta approfondisce il tema del corpo attraverso il legame tra la pittura di Rubens e la statuaria; mentre la quinta fa luce sul rapporto tra il pittore fiammingo e Caravaggio. Sull’interpretazione dell’influenza tra pittura e scultura si concentra la sesta sezione, dedicata alla “scultura pittorica”; mentre la settima approfondisce il “tocco del Pigmalione” di Ruben, ovvero la sua capacità di restituire la plasticità del marmo nella materia pittorica. Infine la rassegna si chiude con un confronto tra l’artista e Tiziano.



PIETER PAUL RUBENS A ROMA



Calamita per gli artisti del Nord Europa fin dal Cinquecento, la Roma di Rubens, fra i pontificati Aldobrandini e Borghese, è il luogo dove studiare ancora l’antico, di cui si cominciano a conoscere i capolavori della pittura, con il ritrovamento nel 1601 delle Nozze Aldobrandini”, sottolinea Francesca Cappelletti, Direttrice Galleria Borghese e curatrice della mostra. “È il momento della Galleria Farnese di Annibale Carracci e della cappella Contarelli di Caravaggio, di cui si stordisce una generazione". Sulla relazione tra l'artista fiammingo e la scena locale, riflette quindi la curatrice Lucia Simonato, affermando che "Rubens dovette apparire a Bernini come il campione di un linguaggio pittorico estremo, con cui confrontarsi: per lo studio intenso della natura e per la raffigurazione del moto e dei ‘cavalli in levade’ suggeriti dalla grafica vinciana, che sarebbero stati affrontati anche dallo scultore napoletano nei suoi marmi senili con la stessa leonardesca “furia del pennello” riconosciuta da Bellori al maestro di Anversa; infine anche per i suoi ritratti, dove l’effigiato cerca il dialogo con lo spettatore, proprio come accadrà nei busti di Bernini per i quali è stata coniata la felice espressione di speaking likeness".

[Immagine in apertura:Il Tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma. Installation view. Galleria Borghese. Photo A. Novelli © Galleria Borghese]


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